Chi siamo
Araba Fenice ha ormai più di vent’anni. Per una casa editrice, di questi tempi, è più che un record: è quasi un miracolo. Mettiamola così: quando siamo nati, non c’era internet e sembrava che ci fossero già troppi libri, troppe parole, troppe informazioni.
Adesso, vent’anni dopo, ci sono molte più informazioni e molte, ma molte più parole, e continuano esserci troppi, ma davvero troppi libri. Eppure c’è internet, che i libri sembrava li avrebbe cancellati per sempre. Sarà forse perché continua a piacerci raccontare storie. Però raccontare non basta, e quando mai. Perché tutti vogliono dire la loro – alla radio, in televisione, sui blog, nei social network – e poi, siccome non gli basta ancora, vogliono pubblicarla. Per fortuna, diciamo noi. Che questo facciamo, pubblicare libri. Ma non solo: li vendiamo anche, in giro per fiere, sagre, festival e mercatini. E ci diamo da fare pure a stimolare la voglia di leggere organizzando premi e lanciando idee, come “Io spaccio libri”, che al Salone del Libro di Torino ha lasciato il segno fin dalla sua prima apparizione, nel 1998. Insomma, facciamo questo mestiere con passione. Cercando di pubblicare, se possibile, prima di tutto dei buoni libri: nella speranza che ognuno di loro possa avere un senso, soprattutto per chi lo comprerà e lo leggerà. Pisciando corto, come dicono i piemontesi, un passo alla volta. In vent’anni non siamo cresciuti granché: siamo sempre una famiglia allargata (all’inizio del 2009 ci ha lasciato Antonio Dutto, dalla cui innocente, folle sansouciaggine era nata l’idea di fondare una casa editrice), un piccolo gruppo (una banda, forse) di cinque persone ma con tanti collaboratori, amici ed autori che ci ruotano intorno, ci suggeriscono nuovi libri, nuove idee, nuovi progetti. Attualmente, pubblichiamo 30-40 libri all’anno: cos’altro se non un elenco può dire chi siamo, cosa facciamo, dove andiamo? E’ infatti solo voltandosi indietro che si percepisce il valore della strada percorsa. Per una casa editrice è forse ancora più vero: libro dopo libro, il catalogo prende forma e collega tutto. Allora ecco, Signore e Signori, il nostro catalogo è questo:
La Storia della Civiltà di Will Durant, un’opera divulgativa che nella sua mastodonticità (45 volumi di 4-500 pagine ciascuno!) ci ha quasi ucciso. Quasi, ma no.
Le opere complete di Augusto Monti, il grande maestro di una generazione, a partire da quello straordinario capolavoro che è “I Sanssossì” – giunto proprio ora alla sua quinta edizione, con più di 12.000 copie vendute – e la creazione di un premio dedicato ai giovani lettori, “Per amore di un libro”, a lui intitolato, di cui si sono svolte tre edizioni.
La creazione del progetto “Librarsi”, che ruotava intorno allo slogan (quest’ultimo più vivo che mai) “Io spaccio libri” e ad una collana di piccoli classici poco conosciuti, in formato tascabile
La rinnovata edizione di “Nonna Genia”, capolavoro della letteratura enogastronomica piemontese: un libro importante, nato dall’incontro di due singolari personalità, il farmacista albese Luciano De Giacomi e il chimico-psicologo torinese Beppe Lodi, che (con le traduzioni in tedesco ed in inglese) ha superato le 25.000 copie vendute e che è stato riconosciuto da Carlo Petrini come fonte di ispirazione fondamentale per la nascita del movimento internazionale di Slow Food
Il rilancio di uno dei libri più amati e sconosciuti della letteratura italiana del ‘900, “Il regalo del mandrogno”, un romanzo capace di ammaliare tre generazioni di lettori (dal 1947 ad oggi) pur senza diventare un classico riconosciuto. Per capire il fascino veramente fuori dal comune di questo libro, consigliamo un giro su ibs.it, dove i commenti dei lettori negli anni certificano un caso più unico che raro di entusiasmo totale ed incondizionato.
La scoperta di due scrittrici che hanno esordito in tarda età (entrambe dopo i settant’anni e una vita passata ad insegnare, la prima alle elementari, la seconda al liceo), Maria Tarditi e Laura Trossarelli: oggi hanno all’attivo una 16 libri, l’altra 9, e il seguito di migliaia di lettori. In particolare, Maria Tarditi (alla quale abbiamo dedicato ingenti investimenti pubblicitari) sta diventando oggi un caso editoriale nazionale, grazie all’accordo di pubblicazione che abbiamo raggiunto con l’editore Dalai di Milano.
Con loro, un nutrito gruppo di autori arricchisce ogni anno il panorama della narrativa piemontese: da Rosanna Rosso a Isabella Garavagno, da Donato Bosca a Enza Cavallero, da Massimo Novelli a Romano Salvetti, da Maurizio Rosso a Teresio Asola, da Lilly Manasserro a Antonella Saracco.
Una fortunatissima collana sulla natura, il cui primo titolo, “Erbe spontanee commestibili”, costituisce uno dei più singolari casi di long-seller nel suo genere.
Una grande attenzione per la storia dimenticata degli anni cruciali del novecento, a partire dal “libro di famiglia”, Boves kaputt!, per arrivare all’imponente lavoro di ricerca di Franco Brunetta “I ragazzi che volarono l’aquilone” e al singolare compendio storico-fotografico di Giovanni Bosca “Duce. La propaganda murale del regime fascista”, passando per “Fratelli. Il partigiano e il podestà di Antonio Degiacomi", “Langa Partigiana” di Diana Carminati Masera, “Storia della prima Valcasotto” di Renzo Amedeo, “Alpini. Dal Tanaro al Don” e "In prima linea a Nowo Postojalowka" di Giorgio Ferraris e “Volevo tornare a Mia casa” di Giovanni Bonavia e Andrea Capello.
Le storie per i ragazzi, con il delicato “Marco il sognatore” di Nicola Bolaffi, la saga fantasy sui gatti magici di Michele Lerda, l’intenso “Campanellino” illustrato da Ugo Nespolo e la dolce ed profonda favola ecologica di Silvia Bonino, “La leggenda del Re di pietra”.
Una collana di romanzi storici di ambiente piemontese che in meno di due anni sta per toccare i quindici titoli, con ottimi riscontri di pubblico e di critica.
Due linee editoriali dedicate all’Università, con la pubblicazione di importanti lavori nel campo della storia e della psicologia e un settore specifico dedicato all’architettura, in collaborazione con il Politecnico di Milano.
Il libro del Cavaliere Errante, infine, prima edizione mondiale di un capolavoro semisconosciuto della letteratura e soprattutto della miniatura medievale, costituisce oggi il perno di un’attività editoriale che, con i piedi ben piantati nel territorio e nella storia, guarda al futuro con l’incoscienza degli esploratori e dei giocatori di provincia.
Per le nuove sfide, come l’e-book, ci stiamo preparando.
Naturalmente, tutte queste idee, questi progetti, questi libri costano fatica e soldi: Araba Fenice, a differenza di quasi tutti i piccoli editori, investe molto in comunicazione, pubblicità e marketing. Solo nell’ultimo anno, quasi il 20% del suo budget. Un investimento che paga, perché la nostra ad oggi Araba Fenice è una delle realtà editoriali più conosciute ed apprezzate del settore, stimata dagli autori, dai lettori, dai critici e dai librai.