Sparviero nella bufera
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Andrea Maia torna ancora una volta nella sua terra del cuore, andando alla ricerca delle origini.
Un racconto che ci svela un modo di vivere d'altri tempi, sui solchi bagnati di sudore, in un villaggio remoto, abitato da piccoli contadini vittime della malora, costretti all'emigrazione o a combattere in guerre di cui nulla sapevano. La storia di un giovane coraggioso, ribelle e spavaldo, amato dalle donne e innamorato dell'amore. Vuole migliorare la sua condizione, arde dal desiderio di conoscere il mondo, ma non dimentica mai le sue radici. Un giovane che diventa un uomo degno di ammirazione per la tenacia con cui si crea una famiglia e si costruisce, con il coraggio del suo cuore e la forza delle sue braccia, la casa dove far crescere i figli e da trasmettere e affidare ai suoi discendenti. Un romanzo capace di riportarci là dove siamo partiti, per capire ed apprezzare dove siamo arrivati. Quarta di copertinaHo finito di costruire la casa, che la gente chiama Rodi, per una mia imprudente battuta sulla guerra dell'Italia contro la Turchia, per la conquista della Libia e di Rodi. Mentre faticavo a tirare su i muri maestri, Battisti della Censa, fermando il calesse sulla strada sterrata in cui stava passando per andarsi a rifornire a Mondovì, mi disse che gli Italiani stavano distruggendo Rodi, bombardandola dal mare. Io mi alzai in piedi e, mentre col dorso della mano mi asciugavo il sudore, risposti scherzando. ""Ed io la sto riedificando su questa collina,in mezzo al mio vigneto!". Come accade in campagna, dalla Censa la voce si diffuse e tutti cominciarono a chiamare Rodi la mia cascina. L'ho costruita con le mie mani e qui vivrò, non più in affitto, ma finalmente sul mio, con la mia famiglia...Biografia dell'autoreAndrea Maia è nato a Niella Tanaro (CN), nella frazione Valmorei. Ha frequentato le medie e il ginnaio alle Scuole Apostoliche del Santuario di Vicoforte, il liceo classico e due anni di teologia nel Seminario Maggiore di Mondovì. Laureato in lettere classiche a Torino, è stato ordinario di italiano e latino presso il liceo "Vittorio Alfieri". Ha scritto: Il dolce assenzio nel 1997, Campanotto Editore; Il sogno di pietra nel 2002, Campanotto Editore. Nel 2005 presso l'Editore "Il leone verde" ha pubblicato Le osterie di Dublino (la cucina irlandese di James Joyce). Collabora come docente alla UNITRE di Grugliasco, alla UNIDEA di Mondovì, alla ACMAR di Ceva; fa parte del Comitato Torinese della Società "Dante Alighieri" ed è socio fondatore del Centro Studi PANIS di Torino.Con Araba Fenice ha pubblicato nel 2012 Il gusto del Trifoglio e Gente di collina, nel 2014 Il riso e il pianto.Cronache di Valmerlo.
Ho finito di costruire la casa, che la gente chiama Rodi, per una mia imprudente battuta sulla guerra dell'Italia contro la Turchia, per la conquista della Libia e di Rodi. Mentre faticavo a tirare su i muri maestri, Battisti della Censa, fermando il calesse sulla strada sterrata in cui stava passando per andarsi a rifornire a Mondovì, mi disse che gli Italiani stavano distruggendo Rodi, bombardandola dal mare. Io mi alzai in piedi e, mentre col dorso della mano mi asciugavo il sudore, risposti scherzando. ""Ed io la sto riedificando su questa collina,in mezzo al mio vigneto!". Come accade in campagna, dalla Censa la voce si diffuse e tutti cominciarono a chiamare Rodi la mia cascina. L'ho costruita con le mie mani e qui vivrò, non più in affitto, ma finalmente sul mio, con la mia famiglia...
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