L'amore è uno sputo in cui si specchia il cielo
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"Si possono scrivere poesie come mangiare panini, andare a spasso o sbadigliare. Dipende da quello che hai dentro. L'importante è non cercare la gloria, ma piuttosto un contatto, un appiglio.
C'è troppa gente che vaga e bestemmia per strada senza appigli. E ci sono troppi stronzi pure. Ma le poesie sono un'altra cosa, anche se sovrabbondano. Ti possono portare in casa un fiore, o un insulto, o una imprecazione, capaci comunque sempre di alleggerirti il cuore. Ti possono aiutare a vivere o a morire. La morte a volte può essere più allettante della vita, ma la poesia non è mai mortale. La poesia è parola, gesto, invocazione. La poesia è vita: randagia, insulsa, sconosciuta, ma vita. Qualche volta è anche amore!" Quarta di copertinaRomano Vola, già conosciuto per i racconti pubblicati negli ultimi anni su riviste culturali e presentati al pubblico in varie occasioni, ci stupisce piacevolmente oggi con questa raccolta di poesie, quasi un diario, nelle quali sembra polemizzare, non rifuggendo dalle immagini più forti, contro i temi più abusati ed i luoghi più comuni con i quali si è soliti accostarsi all'amore, troppo spesso e non a caso retoricamente definito: "con la A maiuscola". Invece Romano, il cui linguaggio oscilla con apprezzabile levità tra i toni più rozzamente popolareschi, ma nobilitati da un uso intenzionalmente provocatorio ed elegiache atmosfere che chi conosce la sua terra d'origine, ben assapora e ben sa donde abbiano tratto, quasi linfa vitale, umori sotterranei pregni di vitalità contadina, sembra dirci che con certe maiuscole non vuole avere niente a che fare.E dunque nessuno stupore se il Nostro gioca di metafora quando l'amore si fa corpo e del corpo assimila non già il "nobile cuore", ma il plebeo, ripugnante, escrementizio sputo. Anche se nello sputo si riflette, come nello specchio di Alice, il cielo! Un alito di decadimento ha trasfigurato, sfiorandola, quella terra di Langa a cui troppo sovente ci si è accostati con enfasi o arcadica retorica; ed allora è coerente e non stupisce che la campagna possa brulicare di vermi e possa anche essere oggetto di desiderio nostralgicamente concepito: quasi un'utopistica aspirazione al ritrovamento di una innocenza cercata tra i meandri del vissuto, come un bambino che solo potrebbe tuffare le mani nel pattume alla ricerca di uno smeraldo. Il LUT (Laboratorio Universitario Teatrale) di Alba, coerente con le finalità che si è dato al fine di promuovere la conoscenza di scrittori locali, ha allestito un "recital" di poesie tratte dalla presente raccolta, in ciò aiutato dal particolare ritmo che l'autore ha saputo imprimere ai suoi versi, sichhè ne sortisce un gioco di chiaroscuri che si muove fra toni ed atmosfere diidillio ed esclamazioni di sapore gravido di ancestrali memorie e di accenti popolareschi, non lontani da risultati estrosamente ironici. Biografia dell'autoreRomano Vola nato a Bergolo, perito elettrotecnico, è stato dipendente Fiat e Enel. Dal 1972 al 2001 è stato sindaco di Bergolo e motore della rinascita in chiave artistica e culturale del piccolo "Paese di Pietra", nonchè ideatore di eventi famosi a livello internazionale. In veste di scrittore ha collaborato con i periodici "La Bilancia" (Alba), "La Luna e i Falò" (Fossano) e il settimanale "Gazzettta d'Alba". Nell'arco di 40 anni ha scritto circa 2000 poesie, numerosi racconti e 3 romanzi. Ha pubblicato l'Amore è uno sputo in cui si specchia il cielo (Alba, 1983, prima edizione), Stanze e circostanze (Alba, 1985), Quando ti riendi conto che il pentolino del latte ti sopravviverà (Boves, 2014). Partecipa a reading e slam di poesia.
Romano Vola, già conosciuto per i racconti pubblicati negli ultimi anni su riviste culturali e presentati al pubblico in varie occasioni, ci stupisce piacevolmente oggi con questa raccolta di poesie, quasi un diario, nelle quali sembra polemizzare, non rifuggendo dalle immagini più forti, contro i temi più abusati ed i luoghi più comuni con i quali si è soliti accostarsi all'amore, troppo spesso e non a caso retoricamente definito: "con la A maiuscola". Invece Romano, il cui linguaggio oscilla con apprezzabile levità tra i toni più rozzamente popolareschi, ma nobilitati da un uso intenzionalmente provocatorio ed elegiache atmosfere che chi conosce la sua terra d'origine, ben assapora e ben sa donde abbiano tratto, quasi linfa vitale, umori sotterranei pregni di vitalità contadina, sembra dirci che con certe maiuscole non vuole avere niente a che fare.
E dunque nessuno stupore se il Nostro gioca di metafora quando l'amore si fa corpo e del corpo assimila non già il "nobile cuore", ma il plebeo, ripugnante, escrementizio sputo. Anche se nello sputo si riflette, come nello specchio di Alice, il cielo! Un alito di decadimento ha trasfigurato, sfiorandola, quella terra di Langa a cui troppo sovente ci si è accostati con enfasi o arcadica retorica; ed allora è coerente e non stupisce che la campagna possa brulicare di vermi e possa anche essere oggetto di desiderio nostralgicamente concepito: quasi un'utopistica aspirazione al ritrovamento di una innocenza cercata tra i meandri del vissuto, come un bambino che solo potrebbe tuffare le mani nel pattume alla ricerca di uno smeraldo. Il LUT (Laboratorio Universitario Teatrale) di Alba, coerente con le finalità che si è dato al fine di promuovere la conoscenza di scrittori locali, ha allestito un "recital" di poesie tratte dalla presente raccolta, in ciò aiutato dal particolare ritmo che l'autore ha saputo imprimere ai suoi versi, sichhè ne sortisce un gioco di chiaroscuri che si muove fra toni ed atmosfere diidillio ed esclamazioni di sapore gravido di ancestrali memorie e di accenti popolareschi, non lontani da risultati estrosamente ironici. |
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