Vento di guerra sulle Langhe
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C'è molto Fenoglio in queste pagine e c'è molto di questo libro nei romanzi di Fenoglio. La corsa affannosa sull'erta di una ripa scoscesa inseguiti dalle pallottole fino a quando arriva quella giusta, che ti spegne per sempre preghiere e imprecazioni; le esecuzioni dei partigiani e l'uccisione delle spie fasciste; un confronto serrato con le categorie ultime della vita e della morte. In Fenoglio la morte è al centro della vita della banda partigiana; in questo libro è invece la voglia di vivere che segna in modo inconfondibile la lotta partigiana. Una dimensione esistenziale in cui la civiltà contadina si mette alla prova e lascia emergere tutte le sue risorse, le sue astuzie, la sua forza. Quarta di copertinaE' la comunità contadina che si propone sulla scena della Resistenza. Ce lo ricorda il libro, in ogni pagina: "si impara il linguaggio dell'accoglienza e della fiducia, quando è Giovanni Balbo a entrare nelle cascine per chiedere ospitalità parlando il dialetto di Cossano e presentandosi disarmato"; "ci conoscono e sanno che paghiamo il dovuto. Ci ospiteranno e nessuno saprà che da loro c'è un partigiano ferito. Spie qui intorno non ce ne sono. Sono state tutte catturate e fucilate". Le spie sono "esterne" alla comunità. Così come i fascisti. Lo sono non per le ragioni della "carne e del sangue" ma per la loro appartenenza ideologica.C'è però una scelta che, a un certo punto, riguarda solo i singoli individui. All'inizio, dopo l'8 settembre, farsi partigiani e darsi alla macchia rientra ancora nei comportamenti comunitari: "cosa fuma", si dicono, e tutti insieme decidono cosa fare. Nel gennaio 1944, Piero Balbo convoca nei locali del Dopolavoro i capifamigla di Cossano per comunicare le sue intenzioni e insediare pubblicamente "la banda"; ai convenuti chiede anche di dichiararsi, "si alzi in piedi chi è fascista": lo fa solo il notaio Fenocchio, con la sua famiglia. Dopo non è più così. Durante lo sbandamento del 1° marzo 1944, in seguito a uno dei rastrellamenti più feroci e più efficaci, sulle colline di Mombarcaro restarono solo in sei. Ognuno fu chiamato a fare i conti con se stesso, con la coerenza dei propri ideali, con la decisione di continuare a lottare con il rischio di farsi uccidere e con l'eventualità di essere chiamato a uccidere. Fu un appuntamento con il proprio destino, un momento chiave per capire cosa fu la Resistenza e cosa furono i partigiani. I sei decisero di restare a combattere. Dalla loro scelta nacque la futura II Divisione Langhe. Dalla Prefazione di Giovanni De Luna. Indice testualePrefazione di Giovanni De LunaIntroduzione di Renato Grimaldi e di Antonella Saracco Premessa di Adriano Balbo Parte I - Personaggi ed eventi 1. I sei protagonisti alla macchia nella primavera 1944, di Adriano Balbo 1. Giovanni Balbo Pinin 2. Piero Balbo Poli 3. Adriano Balbo Giorgio 4. Giuseppe Berta Moretto 5. Elio Montanaro Guzzi 6. Renato Noè Muscun 2. Altri protagonisti di Adriano Balbi 1. Paolo Molinaris Orlando 2. Luigi Castrone Solente 3. Amilcare Giordano Milcare 4. Giovanni Negro 5. Carlo Alberto Da Casto Ingegnere 6. Mario Ficani Hitler 7. Carlo Martino Magnano 8. Margherita Mo Meghi, una staffetta partigiana 3. Gli eventi 1943-1945, di Adriano Balbo Parte II - Documenti e testimonianze 1.Materiale d'archivio di Adriano Balbo 1. Il battaglione del capitano Davide 2. Il professore Greco del CLN di Torino 3. Arresto e detenzione di Umberto Balbo, marzo - settembre 1944. 4. Il primo grande rastrellamento nelle Langhe. Ponte di Campetto, 24 aprile 1944. 5. I caduti del Falchetto, 15 giugno 1944 6. Un partigiano francese disperso nelle Langhe: Antoine Borgia, 14 dicembre 1944 7. Una storia cossanese: Secondo Ferrero Gundu'd Bagnet PARTE III - La storia è passata da Cossano Belbo. Vita quotidiana e singolarità tra i partigiani della II Divisione Langhe 1. Per una sociologia della guerra di Liberazione, di Renato Grimaldi 1.La Resistenza nelle Langhe attraverso i principali sistemi sociali 2.Excelsior, l'aeroporto partigiano di Vesime 3. La popolazione di Cossano Belbo negli epici momenti della guerra di Liberazione: interviste e ricerche con il contributo della suola primaria "Beppe Tosa" Riferimenti bibliografici 2. Nascita e azioni della II divisione Langhe. Immagini di Resistenza, di Renato Grimaldi 1. Cossano Belbo, culla della II Divisione Langhe 2. Mappe dell'Istituto geografici militare in dotazione ad Adriano Balbo Giorgio, 1943-1945 Biografia dell'autoreAdriano BalboNato nel 1924 a Cossano Belbo, paese d'origine della sua famiglia, nel settembre 1943 costituisce, con il cugino Piero Balbo Poli, la prima banda partigiana del Cossanese, divenuta poi la II Divisione Langhe, in cui occupa posizioni di comando fino alla Liberazione, distinguendosi in azioni di combattimento che gli hanno valso, tra l'altro, la Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Laureato in Medicina a Torino e specializzato in Stomatologia a Parigi, ha esercitato la professione di dentista a Torino. E' autore del volume Quando inglesi arrivare noi tutti morti. Cronache di lotta partigiana: Langhe 1943.1945 (Blu edizioni, 2005). Renato Grimaldi Nato a Cossano Belbo, ordinario di Metodologia della ricerca sociale e preside della Facoltà di Scineze della Formazione dell'Università degli Studi di Torino, ha curato, tra le altre opere, Trasformazioni di una comunità di Langa. Cossano Belbo (Fabiano, 2008). Antonella Saracco Nata a Nizza Monferrato, docente a contratto all'Università di Torino, è autrice di numerose opere, tra cui la biografia di Stefania Belmondo PIù veloci di aquile i miei sogni (Sperling & Kupfer, 2003) e Tra cielo e colline. Novelle in terra di vigne (Araba Fenice, 2010) . www.antonellasaracco.it
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Vento di guerra sulle Langhe a Asti
Biblioteca civica, il 01.03.2015alle ore 17.00, Asti
E' la comunità contadina che si propone sulla scena della Resistenza. Ce lo ricorda il libro, in ogni pagina: "si impara il linguaggio dell'accoglienza e della fiducia, quando è Giovanni Balbo a entrare nelle cascine per chiedere ospitalità parlando il dialetto di Cossano e presentandosi disarmato"; "ci conoscono e sanno che paghiamo il dovuto. Ci ospiteranno e nessuno saprà che da loro c'è un partigiano ferito. Spie qui intorno non ce ne sono. Sono state tutte catturate e fucilate". Le spie sono "esterne" alla comunità. Così come i fascisti. Lo sono non per le ragioni della "carne e del sangue" ma per la loro appartenenza ideologica.
C'è però una scelta che, a un certo punto, riguarda solo i singoli individui. All'inizio, dopo l'8 settembre, farsi partigiani e darsi alla macchia rientra ancora nei comportamenti comunitari: "cosa fuma", si dicono, e tutti insieme decidono cosa fare. Nel gennaio 1944, Piero Balbo convoca nei locali del Dopolavoro i capifamigla di Cossano per comunicare le sue intenzioni e insediare pubblicamente "la banda"; ai convenuti chiede anche di dichiararsi, "si alzi in piedi chi è fascista": lo fa solo il notaio Fenocchio, con la sua famiglia. Dopo non è più così. Durante lo sbandamento del 1° marzo 1944, in seguito a uno dei rastrellamenti più feroci e più efficaci, sulle colline di Mombarcaro restarono solo in sei. Ognuno fu chiamato a fare i conti con se stesso, con la coerenza dei propri ideali, con la decisione di continuare a lottare con il rischio di farsi uccidere e con l'eventualità di essere chiamato a uccidere. Fu un appuntamento con il proprio destino, un momento chiave per capire cosa fu la Resistenza e cosa furono i partigiani. I sei decisero di restare a combattere. Dalla loro scelta nacque la futura II Divisione Langhe. Dalla Prefazione di Giovanni De Luna. |
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Prima di essere pubblicato, dovrà essere approvato dalla redazione.
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