Piazza Vittorio
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Tony e Sebastian sono tornati. Dopo Giù al vintage, il nuovo romanzo di Federico Pechenino. Nella Torino di oggi vivono, amano, si detestano. E' passato qualche anno, ma le dinamiche sono pressochè le medesime. Infedeltà, tradimenti, menzogne vanno via veloci. Tra un aperitivo e un'ora di palestra, queste vite scorrono quasi senza senso nell'Italia contemporanea, a mostrarci una generazione moderna, con pochi ideali e molta voglia di non pensare, al limite della crisi, economica e sentimentale.
La scrittura efficace di Pechenino ci coinvolge, i suoi personaggi quasi assurdi, esilaranti e paradossali, risultano alla fin fine simpatici e simbolici, di una città che ha scoperto la movida, la vita notturna, il divertimento post industriale. Quarta di copertinaScendo dal letto con un mal di testa atavico e la bocca ridotta a discarica. Vado in cucina in mutande, apro il frigo e dentro non c'è niente di commestibile. Solo una busta aperta di una qualche sottomarca di parmigiano pregrattugiato.E birra. Tanta birra. Solo birra. La dispensa è vuota porcoggiuda. A parte un pacco di spaghetti numero cinque quasi finito con stormi di farfalle che ci volano intorno. Fortunatamente gli analgesici non scarseggiano. Da quando ho ricominciato a darci un pò dentro con il bere cerco sempre di non farmeli mancare. Prima mi bastava un'aspirina. Poi una non bastava più e la abbinavo a una moment. Poi sono passato alle moment act. Adesso prendo due moment act, un'aspirina e ricomincio a bere che è un piacere. Porto svogliatamente sul balcone le bottiglie vuote che ho seccato ieri e, come al solito, c'è il mio vicino affacciato al piano di sopra che mi controlla scuotendo la testa. Ok che il mio balcone è un letamaio ma a lui che cazzo gliene fotte? Forse tiene il conto di quanta birra bevo. Questa casa è un cesso. Mi trascino in bagno davanti allo specchio e, senza il caso di testare nessun tipo di espressione particolare, mi rendo conto per l'ennesima mattina che ho di fronte la persona peggiore che abbia mai visto. E lo specchio non si sbaglia. Questo è sicuro. Con una buona dose di scazzo faccio una doccia assolutamente inefficace ai fini del mio miglioramento personale. Mi vesto con scazzo, mi allaccio le scarpe con scazzo, preparo lo zaino con la roba della palestra con scazzo.... Biografia dell'autoreFederico Pechenino è nato a Cuneo. Ha pubblicato, sempre con Araba Fenice, nel 2015, Giù al vintage.
Scendo dal letto con un mal di testa atavico e la bocca ridotta a discarica. Vado in cucina in mutande, apro il frigo e dentro non c'è niente di commestibile. Solo una busta aperta di una qualche sottomarca di parmigiano pregrattugiato.
E birra. Tanta birra. Solo birra. La dispensa è vuota porcoggiuda. A parte un pacco di spaghetti numero cinque quasi finito con stormi di farfalle che ci volano intorno. Fortunatamente gli analgesici non scarseggiano. Da quando ho ricominciato a darci un pò dentro con il bere cerco sempre di non farmeli mancare. Prima mi bastava un'aspirina. Poi una non bastava più e la abbinavo a una moment. Poi sono passato alle moment act. Adesso prendo due moment act, un'aspirina e ricomincio a bere che è un piacere. Porto svogliatamente sul balcone le bottiglie vuote che ho seccato ieri e, come al solito, c'è il mio vicino affacciato al piano di sopra che mi controlla scuotendo la testa. Ok che il mio balcone è un letamaio ma a lui che cazzo gliene fotte? Forse tiene il conto di quanta birra bevo. Questa casa è un cesso. Mi trascino in bagno davanti allo specchio e, senza il caso di testare nessun tipo di espressione particolare, mi rendo conto per l'ennesima mattina che ho di fronte la persona peggiore che abbia mai visto. E lo specchio non si sbaglia. Questo è sicuro. Con una buona dose di scazzo faccio una doccia assolutamente inefficace ai fini del mio miglioramento personale. Mi vesto con scazzo, mi allaccio le scarpe con scazzo, preparo lo zaino con la roba della palestra con scazzo.... |
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