Pane e pere a colazione
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L'invito alla lettura di questo bel libro, si può anche considerare come un invito ad una merenda in compagnia, ricordandoci che merenda deriva dal latino merere che significa meritare. Ecco, leggere l'esito di questa lunga e complessa ricerca che riporta preziosamente alla memoria tratti di un passato gastronomico che a volte significava anche fame, malora, è il necessario tornante di conoscenza di una storia contadina subalterna, per comprendere meglio chi siamo e dove stiamo andando.
E' una meritata merenda quel frammento del nostro mangiare quotidiano cui ci apprestiamo con piacere. Un momento per tirare il fiato che non serve tanto a toglierci una fame non ancora attesa quanto, piuttosto, una meritata sosta di felice interpretazione dei sensi che sono parte della nostra traiettoria evolutiva da non dimenticare, anche con una piccola meritata merenda. Una meritata merenda di antropologica lettura per sentirci meglio, accompagnata con pane e pere. Dalla Prefazione di Piercarlo Grimaldi Quarta di copertinaSi fa presto a dire "un filo d'olio". Anche perchè la preziosa ricerca legata al passato dell'Autrice, ci ricorda di piatti preparati con prodotti poveri, presumibilmente sani, dell'orto per chi l'aveva, e di olio, tanto meno extravergine, ce n'era poco, forse neppure sulla tavola dei ricchi. Si comprende che spesso un convivio era non soltanto un luogo per sfamarsi, ma le cui finalità coinvolgevano salute e felicità, in alcuni casi gli affari di casa. L'abbondanza talvolta non c'era neppure per i re. E l'ingegno prendeva le "cuciniere" nel loro animo non soltanto nell'abilità di produrre pietanze speciali. Così anche un filo d'olio diventava un sogno spesso superato da interpretazione e fantasia. Chissà se i tanti chef moderni e stellati nel secolo della tecnologia e dell'hamburger saprebbero destreggiarsi, tra pentole e fornelli, come è stato fatto per molti secoli.Mario Remondino giornalista Corriere della Sera Indice testualePresentazioneIntroduzione Bisogna saper lasciar la tavola PARTE PRIMA LE COLAZIONI D'UNA VOLTA...UN'AVVENTURA Polenta a colazione Pane e pere a colazione Il caffè nel pentolino La colazione degli adulti Ij povròm smojà Ij pom smojà La soma d'aj e pane e noci Colazione in compagnia dei vicini Il pane quotidiano Per un buon bicchiere di vino Fresca e dolce acqua! Latte e pappe per i neonati PARTE SECONDA IN PENTOLA DOVEVA PUR BOLLIRE QUALCOSA! Polenta e grive Polenta e mostarda Polenta e passeri Er cop dra polenta Minestra con lo "strafricc" La minestra di stracci la minestra di croste Quei benedetti fagioli! Le tagliatelle fatte in casa Sugo di carne e surrogato L'arsinon Andè aj ris Che delizia quel burro fresco! L'olio di noci PARTE TERZA QUANDO IL SECONDO SI CHIAMAVA "PIETANZA" Benedette uova! Frittate di mille gusti Le mitiche insalate di fagioli La buseca della fiera Quei provvidenziali capponi! Animali da cortile per un riciclo perfetto Ij pèss còj Tarassaco e valeriana, rucola e grespigno, le verdure di primavera Ii testamento del maiale La festosa uccisione del maiale Baciuà L'importanza dei chiodi Guerra alle mosche PARTE QUARTA PER FORTUNA C'ERANO LE FESTE COMANDATE ...E NON La domenica veniva onorata anche in cucina Donare uova per un canto Andè disnè Il pranzo della festa patronale Il salame del coranton I gelati del Dorino Altre feste non comandate Ribotte in onore di un Santo Il pranzo dei cacciatori Il pranzo della trebbiatura Il grande nemico: il tempo, anzi, er diaul In cerca di castagne e funghi L'attrazione magica dei tartufi Ciàpole, pietre di S.Maurizio e caramelle di zucchero Strane forme di commercio Maneggi quotidiani per far quadrare il bilancio Ringraziamenti Biografia dell'autoreFranca Garesio Pelissero è nata a Cinaglio (AT), si è laureata in lettere all'Università degli studi di Torino; ha insegnato in diversi ordini di scuole e, da ultimo, presso il Liceo Scientifico F. Vercelli di Asti. Appassionata di storia locale, oltre a numerosi saggi pubblicati su importanti riviste culturali, tra cui il Bollettino Storico Bibliografico Subalpino, ha pubblicato i seguenti libri: I segni del tempo. Cultura contadina astigiana, ed. Omega (2003); Ricordati di Villa. Amministrazione, opere e curiosità: dalla Repubblica giacobina alla Repubblica italiana, ed. Regione Piemonte (2005); Quando all'imbrunire suonava l'Avemaria. Il passsato religioso dei paesi astigiani della Val Rilate, ed. Fabiano (2011); il romanzo La straordinaria vita di Maria Luigia, ed. Araba Fenice (2017). E' inoltre coautrice del libro Di tartufi e di masche. Il tartufo bianco d'Alba: una storia notturna, a cura di Piercarlo Grimaldi, ed. Slow Food (2017).
Si fa presto a dire "un filo d'olio". Anche perchè la preziosa ricerca legata al passato dell'Autrice, ci ricorda di piatti preparati con prodotti poveri, presumibilmente sani, dell'orto per chi l'aveva, e di olio, tanto meno extravergine, ce n'era poco, forse neppure sulla tavola dei ricchi. Si comprende che spesso un convivio era non soltanto un luogo per sfamarsi, ma le cui finalità coinvolgevano salute e felicità, in alcuni casi gli affari di casa. L'abbondanza talvolta non c'era neppure per i re. E l'ingegno prendeva le "cuciniere" nel loro animo non soltanto nell'abilità di produrre pietanze speciali. Così anche un filo d'olio diventava un sogno spesso superato da interpretazione e fantasia. Chissà se i tanti chef moderni e stellati nel secolo della tecnologia e dell'hamburger saprebbero destreggiarsi, tra pentole e fornelli, come è stato fatto per molti secoli.
Mario Remondino giornalista Corriere della Sera |
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Prima di essere pubblicato, dovrà essere approvato dalla redazione.
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