Voglio andare ad Aramengo
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Questo libro è una scommessa coraggiosa, nata dall'incontro quasi magico tra una maestra ormai settantaseienne e un editore disposto a sognare.
La scelta di pubblicare una parte dei quaderni di tanto tempo fa, scritti dai bambini di una pluriclasse, nel paesino di Aramengo, ha essenzialmente due finalità. Riproporre la fragranza, il sapore e il profumo di una scuola divenuta ormai inusuale e far nascere in coloro che amano e credono nel valore indispensabile dell'educazione, la voglia di recuperare vecchi approcci educativi, magari non migliori in senso assoluto di quelli usati oggi, ma ormai storicamente verificabili. In queste pagine, chi vorrà, potrà scorgere un dialogo affascinante tra le speranze di una giovane maestra, che immaginava adulti i suoi scolari e lo sguardo dei protagonisti di oggi che ricordano le scelte, i metodi e le sensazioni che hanno contribuito a farli crescere e diventare quelle che sono. Quarta di copertinaLe parole maestra e insegnante sono stati sinonimi per molti anni, ma non lo sono più.Hanno smesso di esserlo. I loro significati si sono allontanati sempre di più l'uno dall'altro, fino ad arrivare ai giorni nostri in cui è diventato estremamente difficile anche solo confrontare i due termini tra di loro. Quando si confronta è indispensabile aver ben chiare le caratteristiche peculiari dei due soggetti analizzati. Il nostro presente però, pur essendo ancora ricco di insegnanti anche bravi e motivati, ha conosciuto la quasi totale estinzione dei maestri. Pochi si ricordano chiaramente cos'erano e come potevano essere realtà come quelle del maestro unico, della pluriclasse, dei programmi del '55 e di quella scuola solo al mattino dove al posto delle fotocopie c'erano le lavagne da cui copiare e invece delle prove INVALSI c'erano gli esami di seconda e di quinta. Un tempo ormai quasi dimenticato in cui non si parlava ancora di bisogni educativi speciali perchè tutti erano B.E.S. e al posto delle certificazioni c'erano i compagni più bravi ai quali chiedere aiuto. Noi cinquantenni di oggi che quei tempi li abbiamo vissuti come allievi, sappiamo che alle elementari non ci aspettavano degli insegnanti ma dei maestri. Erano maestri perchè non avevano bisogno di programmare in team le modalità per volerci bene. Erano molto più che insegnanti perchè credevano in noi più di quanto lo facessimo noi stessi. Dalla presentazione di Alessandro Borio Indice testualePresentazionePrologo Primo trimestre Secondo trimestre Terzo trimestre Ritrovarsi 46 anni dopo Biografia dell'autoreGabriella Bogliacini nasce ad Asti il 23 marzo del 1943 da papà Pietro e da mamma Vittoria, titolari di uno storico negozio di mobili ad Asti. Si diploma in Ragioneria nel 1962 ed inizia a lavorare alla SIS di Asti. Si sposa nel 1965. Lascia l'impiego. Nel 1969 consegue il Diploma Magistrale presentandosi come privatista realizzando così il suo sogno. Ad ottobre 1971, con i soli voti del diploma, ha il primo incarico annuale presso un doposcuola comunale di Asti. Nell'ottobre 1972, superando un primo concorso, accetta l'incarico annuale nella Scuola Elementare Statale di Aramengo. Nella primavera del 1973 vince un secondo Concorso. I primi quattro classificati devono scegliere una sede ad Asti. Sceglie una scuola prefabbricata-ambiente operaio alla periferia della città che si chiamerà poi Scuola Anna Frank dove insegnerà per venti anni. Nel 1979 si laurea in Pedagogia a Torino. Negli anni 80, per conto dell'IRRSAE insegna EDUCAZIONE ALL'IMMAGINE nei corsi di aggiornamento docenti nelle province di Asti e Alessandria.Nel 1991 si trasferisce all'Istituto Magistrale Statale di Asti ove insegna Metodologia e Didattica. Nel 1980 pubblica "NOMADELFIA UNA COMUNITA' EDUCANTE" per la LEF (Libreria Editrice Fiorentina). E' un'accurata ricerca sull'esperienza educativa di Don Zeno Saltini che ha conosciuto e frequentato presso la Comunità di Nomadelfia (GR). Non ha mai smesso di occuparsi di scuola, didattica e di educazione. La sua casa continua ad essere un doposcuola frequentato da ex alunni e nuovi studenti dove, volontariamente, continua a seguire la sua passione per l'educazione.
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Presentazione Voglio andare ad Aramengo
Salone delle associazioni , il 04.10.2019alle ore 18.30, via G. Mazzini 11, Aramengo
Le parole maestra e insegnante sono stati sinonimi per molti anni, ma non lo sono più.
Hanno smesso di esserlo. I loro significati si sono allontanati sempre di più l'uno dall'altro, fino ad arrivare ai giorni nostri in cui è diventato estremamente difficile anche solo confrontare i due termini tra di loro. Quando si confronta è indispensabile aver ben chiare le caratteristiche peculiari dei due soggetti analizzati. Il nostro presente però, pur essendo ancora ricco di insegnanti anche bravi e motivati, ha conosciuto la quasi totale estinzione dei maestri. Pochi si ricordano chiaramente cos'erano e come potevano essere realtà come quelle del maestro unico, della pluriclasse, dei programmi del '55 e di quella scuola solo al mattino dove al posto delle fotocopie c'erano le lavagne da cui copiare e invece delle prove INVALSI c'erano gli esami di seconda e di quinta. Un tempo ormai quasi dimenticato in cui non si parlava ancora di bisogni educativi speciali perchè tutti erano B.E.S. e al posto delle certificazioni c'erano i compagni più bravi ai quali chiedere aiuto. Noi cinquantenni di oggi che quei tempi li abbiamo vissuti come allievi, sappiamo che alle elementari non ci aspettavano degli insegnanti ma dei maestri. Erano maestri perchè non avevano bisogno di programmare in team le modalità per volerci bene. Erano molto più che insegnanti perchè credevano in noi più di quanto lo facessimo noi stessi. Dalla presentazione di Alessandro Borio |
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Prima di essere pubblicato, dovrà essere approvato dalla redazione.
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