Dieci cugini e la storia del Tuerdo
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Scavo metaforico e storico. Storico perché si tratta di fatto di uno scavo nello sprofondo di una storia lontana, nei settecento anni di un autunno medioevale che vive una transizione epocale, tra la feudalità antica e la nascente civiltà comunale: la stessa di cui s’è fatto testimone Dante nella Divina Commedia. Metaforico perché lo scavo è discesa lungo i gradi della storia e della memoria, valendo come indicazione di percorso che serve al nostro presente, e soprattutto al nostro futuro.
Fabbro in primis, e dunque artigiano, ma umanista, e dunque artista, poeta, musicista, cantarino, paesologo, animatore e agitatore di energie culturali, gran militante di cause ardite e combattute controcorrente, Gino Scarsi si può ben dire che sia – senza esagerarlo – un personaggio. Ed ecco quindi che l’apertura mentale di un enfant (si fa per dire) du pays – lui è uomo di spirito… – può generare interessi profondi e la profondità dello scavo che viene narrato diventa una metafora. Scendere nelle viscere di un luogo – in questa narrazione il Tuerdo, sito dei signori di Gorzano – è estrarne la remota lezione. Un luogo di distruzione brutale e immotivata che aggalla come un reperto di consapevolezza nuova. Scavo dunque storico e metaforico: storico per la sua consistenza documentale, metaforico per la sua valenza simbolica. |
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