Il contadino Gené
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Ne Il contadino Genè campeggia quell’universo di campi e fatica che, in verità, fa capolino qui e là, talvolta tutt’altro che di sguincio, in tanta parte della produzione di Giovanni Arpino. Proviamo a tentarne una sommaria mappatura. Possiamo cominciare evidenziando come nelle pagine di Arpino il contado e i contadini siano ritratti nelle diverse stagioni. Ovviamente, prevalgono le immagini del febbrile lavoro estivo (quando anche «i muri esalavano calore e odore di fieno»). I mesi in cui ovunque si vedevano «contadini dietro le loro bestie o in cammino lungo il bordo della strada, con gli attrezzi in spalla e a piedi nudi». In quei giorni in ogni contrada passavano «grandi carri col fieno che sfiorava i rami degli alberi e i tetti. Dopo il passaggio di un carro la polvere della strada la si vedeva spazzata, fili di fieno pendevano dai tetti, dai rami delle gaggie, l’odore si spandeva».
Dalla Prefazione di Fabio Bailo
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