Non m'importa se non hai trovato l'uva fragola
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Una famiglia borghese astigiana degli anni Venti sullo sfondo di un Piemonte arcaico e contadino. Giulia Fiorn compie con questo libro una rivisitazione della propria infanzia, quella di una bambina rifiutata dai suoi stessi famigliari: un'esperienza sofferta riscattata da uno straordinario senso del comico, una vicenda commovente e divertente, in cui i personaggi sono dipinti con estrema freschezza e realismo.
Un racconto che non mancherà di appassionare i lettori, giovani e non più giovani, i quali potranno sempre trovarvi qualcosa del loro vissuto e della propria esperienza. Quarta di copertinaLa nocciola era detta pomposamente "Villa Nocciola".Non era una villa, ma una casa di campagna molto grande, dalle gradevoli proporzioni e scialbata a calce, per cui dava un'impressione di allegra freschezza. Quando la vide per la prima volta avevo tre anni, e mi teneva per mano la mia balia. Per il candore dei muri, per i fiori alle finestre e il luccichio degli ottoni, a me parve il Castello delle Fiabe, dove di certo le masche, le malvagie streghe che popolavano la campagna, e di cui tutte le sere sentivo le terrificanti storie nella stalla della mia balia, non avrebbero mai avuto il coraggio di entrare. Ero nata alla Nocciola: dopo dieci giorni mi avevano dato a baliatico, e per tre anni tutti si erano dimenticati di me. Biografia dell'autoreGiulia Fiorn è lo pseudonimo di Lilliana Appiano Forni (1919-2006), medico pediatra e patologa a Torino, con parentesi professionali a Fogo (Capo Verde) e a Gulu (Uganda).Ha vinto il Premio Italo Calvino 1995 con questo romanzo autobiografico, tradotto anche in spagnolo col titolo El Principe y la criada per le Ediciones B di Barcellona.
La nocciola era detta pomposamente "Villa Nocciola".
Non era una villa, ma una casa di campagna molto grande, dalle gradevoli proporzioni e scialbata a calce, per cui dava un'impressione di allegra freschezza. Quando la vide per la prima volta avevo tre anni, e mi teneva per mano la mia balia. Per il candore dei muri, per i fiori alle finestre e il luccichio degli ottoni, a me parve il Castello delle Fiabe, dove di certo le masche, le malvagie streghe che popolavano la campagna, e di cui tutte le sere sentivo le terrificanti storie nella stalla della mia balia, non avrebbero mai avuto il coraggio di entrare. Ero nata alla Nocciola: dopo dieci giorni mi avevano dato a baliatico, e per tre anni tutti si erano dimenticati di me. |
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Prima di essere pubblicato, dovrà essere approvato dalla redazione.
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