Aurora boreale
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Un romanzo di formazione. Donne e uomini si affacciano alla vita adulta durante la guerra civile tra il 1943 e il 1945 e vengono risucchiati dalle vicende della Storia. Qualcuno muore, ma quelli che sopravvivono al conflitto ne saranno per sempre intossicati. Nel Piemonte del dopoguerra, a Torino e in montagna, Roberta e Silvia vivono la loro giovinezza nonostante tutto, tra amori, delusioni, sogni, desideri. E il futuro sarà roseo, se lo si vuole per davvero. Quarta di copertinaIl paese era presidiato dalle milizie fasciste, acquartierate nella caserma che era stata della Guardia alla Frontiera e avevano messo dei posti di blocco agli Appiotti, al ponte dell'Angrogna, e a Santa Margherita, a quello del Biglione. Occupavano la collina del Forte, dominante l'abitato, con una postazione di mitragliatrici e, nella notte, non era infrequente essere svegliate di colpo da un susseguirsi di raffiche che terrorizzavano la Mamma, e curiosamente eccitavano Silvia, nel gran letto matrimoniale. Nel corso dei rastrellamenti per snidare le bande partigiane erano state incendiate parecchie case dei dintorni, tra cui quella di Giuliana, una compagna di scuola di Silvia, oltre il ponte dell'Albertenga, all'Inverso Rolandi. La famiglia aveva trovato rifugio nella vicina casa del nonno materno. La mamma di Giuliana era riuscita a mettere in salvo le scorte alimentari e poche altre cose. Indice testualePrologoParte prima La spia dell'ovra 1943 - 1945 Parte seconda Dopoguerra a Torino 1946 -1948 Parte terza Sebben che siamo donne, paura non abbiamo 1949 Parte quarta Un abbaino in Piazza Carlina 1950 Biografia dell'autoreLaura Trossarelli vive a Torre Pellice nella casa dove è nata. Ha insegnato per molti anni nelle scuole superiori del Piemonte, e in particolare a Saluzzo. Ha pubblicato i romanzi: "Condannate a morte Luigia Sola " uscito nel 2007, "Eglantine" del 2008, "Il tempo dei Servaz e dei Vertu" del 2009, "Una vita sbagliata" del 2010, "Viva la libertà" del 2011 e "Donne alla ricerca di una ragionevole felicità" del 2012.Il paese era presidiato dalle milizie fasciste, acquartierate nella caserma che era stata della Guardia alla Frontiera e avevano messo dei posti di blocco agli Appiotti, al ponte dell'Angrogna, e a Santa Margherita, a quello del Biglione. Occupavano la collina del Forte, dominante l'abitato, con una postazione di mitragliatrici e, nella notte, non era infrequente essere svegliate di colpo da un susseguirsi di raffiche che terrorizzavano la Mamma, e curiosamente eccitavano Silvia, nel gran letto matrimoniale. Nel corso dei rastrellamenti per snidare le bande partigiane erano state incendiate parecchie case dei dintorni, tra cui quella di Giuliana, una compagna di scuola di Silvia, oltre il ponte dell'Albertenga, all'Inverso Rolandi. La famiglia aveva trovato rifugio nella vicina casa del nonno materno. La mamma di Giuliana era riuscita a mettere in salvo le scorte alimentari e poche altre cose. |
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