Quell'estate del 1940
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Il primo amore. La guerra, la famiglia, il mondo valdese, il fascismo, il dopoguerra, la scuola. Una storia appassionante, tra montagne incantevoli che nascondono gioie e tragedie, dove le une e le altre si inseguono, incalzanti.
Una tenace ricostruzione di un sentimento di speranza sulle macerie del passato. Un romanzo breve di grande respiro. Una superba prova narrativa. Quarta di copertinaPoi tutta quell'atmosfera di incombente catastrofe, che dava loro sui nervi quasi quanto la retorica della guerra che imperversava a scuola o nelle adunate ("Nizza, Savoia, Corsica fatal, Malta baluardo di romanità" eccetera eccetera), si sgonfiò all'improvviso. Ma, anche dopo l'armistizio con la Francia, quando pareva che la fine della guerra fosse questione di settimane, la mamma era titubante a lasciarli andare a Rorà, quasi presagisse quel che sarebbe successo.Isa emerse per prima in cima alla scala e fu la prima a vederlo. Sedeva con naturalezza vicino ai loro sacchi da montagna, mordicchiando un filo d'erba secca. "Siete gli amici di Dolfo" disse semplicemente "I figli della nipote del pastore". Era un giovanotto alto e smilzo, coi capelli rossicci e la carnagione chiara. I pantaloni di tela cachi e il camiciotto con le spalline gli conferivano un aspetto vagamente militaresco, ma, quando si alzò in piedi, i suoi movimenti facili e sciolti non avevano proprio nulla dell'impettita rigidità militare. Biografia dell'autoreLaura Trossarelli vive a Torre Pellice nella casa dove è nata. Ha insegnato per molti anni nelle scuole superiori del Piemonte, e in particolare a Saluzzo.Ha pubblicato i romanzi: "Condannate a morte Luigia Sola" uscito nel 2007, "Eglantine" del 2008, " Il tempo dei Servaz e dei Vertu" del 2009, "Una vita sbagliata" del 2010, " Viva la libertà" del 2011, "Donne alla ricerca di una ragionevole felicità" del 2012 e "Aurora boreale" del 2013.
Poi tutta quell'atmosfera di incombente catastrofe, che dava loro sui nervi quasi quanto la retorica della guerra che imperversava a scuola o nelle adunate ("Nizza, Savoia, Corsica fatal, Malta baluardo di romanità" eccetera eccetera), si sgonfiò all'improvviso. Ma, anche dopo l'armistizio con la Francia, quando pareva che la fine della guerra fosse questione di settimane, la mamma era titubante a lasciarli andare a Rorà, quasi presagisse quel che sarebbe successo.
Isa emerse per prima in cima alla scala e fu la prima a vederlo. Sedeva con naturalezza vicino ai loro sacchi da montagna, mordicchiando un filo d'erba secca. "Siete gli amici di Dolfo" disse semplicemente "I figli della nipote del pastore". Era un giovanotto alto e smilzo, coi capelli rossicci e la carnagione chiara. I pantaloni di tela cachi e il camiciotto con le spalline gli conferivano un aspetto vagamente militaresco, ma, quando si alzò in piedi, i suoi movimenti facili e sciolti non avevano proprio nulla dell'impettita rigidità militare. |
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