Sul filo del ricordo
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Più o meno consapevolmente, tutti abbiamo in casa un archivio delle nostre vicende familiari. Stipati in vecchi bauli o, più prosaicamente, in cassetti e scatole di cartone, conserviamo fotografie, documenti, diari, quaderni di scuola e "cimeli" di vario genere che sono stati accumulati e tramandati da una generazione all'altra. Si tratta, solitamente, di oggetti privi di alcun valore materiale che, tuttavia, rappresentano testimonianze uniche e insostituibili di fatti ormai lontani nel tempo. Oggetti che "parlano" di nascite, battesimi, morti; che descrivono carriere scolastiche più o meno brillanti, successi e fallimenti professionali; che tramandano i volti un pò sbiaditi di bisnonni e trisavoli, a volte impettiti, altre intimoriti davanti all'obiettivo fotografico.
Eufemia Marchis Magliano si dedica a questa attività ormai da anni, lavorando alla ricostruzione delle proprie origini con l'applicazione e il rigore di uno storico. Va subito detto che nel suo caso abbiamo a che fare con una famiglia molto particolare che annovera tra i propri membri diversi attori, anche di fama, i quali hanno pertanto lasciato tracce in giornali d'epoca e opere specializzate. Una ricchezza di informazioni che è manna per lo studioso, ma che può essere ottenuta solo a prezzo di continue ricerche in archivi e biblioteche, seguendo un filo che si dipana tra documenti, indizi non sempre attendibili e informazioni da verificare. Quarta di copertinaIl nove aprile 1971 mio padre morì. L'avevo accompagnato all'ospedale per accertamenti medici, fu necessario ricoverarlo e, dopo soli venti giorni, un atteso quanto grave peggioramento delle sue condizioni lo portò via. In accordo con mia madre, lasciai nell'armadio di lui i suoi abiti insieme ad un bauletto. Nè io, nè il mio primogenito che si trasferì nell'appartamento che fu dei miei genitori, trovammo in noi la forza di spostare le cose di mio padre, tanto più di aprire il bauletto, oggetto per noi sacro, di una persona speciale tanto generosa ed aperta verso di noi quanto riservata e restia a raccontare di sè, soprattutto delle difficoltà del suo procedere nella vita. Anni dopo, lasciato il mio lungo impegno di lavoro nella scuola, io lo feci.Indice testualePresentazione Biografia dell'autoreEufemia Marchis Magliano è nata a Neive (Cuneo) il 19 settembre 1930; risiedette a Neive, ad Alba durante gli studi al liceo classico Govone e alla Facoltà di Lettere e Filosofia di Torino. Dopo una lunga carriera di insegnante e di preside in scuole piemontesi, si è occupata in ricerche di documenti riguardanti i propri avi paterni, validi attori drammatici. Ha quindi pubblicato i libri: "Per il suo pianto ho di cuore battuto le mani - L'avventura umana ed artistica di Marianna Torta Moro Lin" e "Carlo Marenco - Vita e opere di un letterato dalla grande virtù della mente e del cuore", "Giacinta Pezzana e Angelo Diligenti - Storia d'arte e d'amore nel teatro drammatico dell'Ottocento". Ha collaborato col periodico dell'Accademia dei Rozzi di Siena col saggio "Attori al teatro dei Rozzi - Angelo e Lina Diligenti, con la rivista "Alba Pompeia" con "Marianna Torta Moro Lin. Una grande attrice una grande donna", "Il teatro Perucca", "Il teatro Sociale di Alba - Compagnie drammatiche sul palcoscenico albese (1855 - 1836)". Ha scritto il capitolo "Dilettanti e filodrammatiche albesi nei secoli XVIII e XIX" nel testo "Teatro amatoriale a Alba - L'attice Marianna Torta Moro Lin", a cura di M. Scaglione. Ha compilato le voci Diligenti Angelo e Diligenti Lina del Dizionario Biografico dei Liguri e dell'Enciclopedia Progetto A M.A.T.I dell'Università di Firenze. Collabora con continuità al periodo "Il Vaglio" del Circolo Culturale Lomellino di Mortara e all'Archivio Flavio Beninati di Palermo.
Il nove aprile 1971 mio padre morì. L'avevo accompagnato all'ospedale per accertamenti medici, fu necessario ricoverarlo e, dopo soli venti giorni, un atteso quanto grave peggioramento delle sue condizioni lo portò via. In accordo con mia madre, lasciai nell'armadio di lui i suoi abiti insieme ad un bauletto. Nè io, nè il mio primogenito che si trasferì nell'appartamento che fu dei miei genitori, trovammo in noi la forza di spostare le cose di mio padre, tanto più di aprire il bauletto, oggetto per noi sacro, di una persona speciale tanto generosa ed aperta verso di noi quanto riservata e restia a raccontare di sè, soprattutto delle difficoltà del suo procedere nella vita. Anni dopo, lasciato il mio lungo impegno di lavoro nella scuola, io lo feci.
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