Norvegia mon amour
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Quando ho suggerito a mio padre di scrivere sulla "sua" Norvegia, magari con lo spirito di un nonno che scrive a un nipote, ero curioso di vedere messe una buona volta nero su bianco le ragioni di un amore durato una vita. Ci sono, le vicissitudini e le ragioni di questo amore, e scritte da par suo. Quello che non immaginavo era che ne venisse fuori questa scorribanda scatenata di ricordi, racconti, immagini, descrizioni, digressioni e diversioni, "ammannite", come dice lui, a interesse, emozione e divertimento di chi legge. C'è davvero di tutto in questo libro, capace di passare in due righe dal pessimismo cosmico di Munch al trampolino di sci di Holmenkollen, dal rapimento estatico di fronte a certi paesaggi alle disavventure proprie dei viaggi fai-da-te, dalla ricapitolazione dei capisaldi etici dell'autore alla descrizione della luce di un pomeriggio. C'è un racconto giocoso e enciclopedico, stupito e affascinato, svagato e incuriosito, con un motivo conduttore preciso.
Quarta di copertinaMan mano che ci avviciniamo all'approdo si fa più evidente il marchio di natura che connota l'intera Norvegia e in questa parte remota del suo territorio raggiunge il massimo di evidenza. Intendo dire di quella stupefacente commistione, o meglio interrelazione, tra mare, terra e montagna che ne fa un paese probabilmente unico e insuperato.Ci avviamo così alla nostra meta in un ambiente spoglio, aspro, nudo, selvatico, perfettamente adeguato alla missione simbolica di finis terrae più famosa dell'emisfero boreale. Ci arriviamo senza incontrare anima viva, in un silenzio che aggiunge allo spazio una dimensione vagamente inquietante, intonata all'ora e al luogo. Il mio coté razionale mi invita a una riflessione sul concetto del "finis terrae"... Indice testualePresentazione di Andrea ManfrediNorvegia mon amour 1959 1964 1980 1983 1994 2006 2009 2018 Biografia dell'autoreMauro Manfredi nato a Cuneo nel 1931, medico dentista, alpinista.Con "Norvegia mon amour" è al suo ottavo libro dopo la pubblicazione di: "Chi fuor li maggior tui?" nel 2008, "Balilla imperfetto" nel 2009, "Il cerchio bianco" nel 2011, "Gli inconsapevoli" nel 2014, "Miscredente in buona fede" nel 2016, "Montagna senza tempo" nel 2017, "Avanti le bajadere!" nel 2018 (gli ultimi quattro con Araba Fenice).
Man mano che ci avviciniamo all'approdo si fa più evidente il marchio di natura che connota l'intera Norvegia e in questa parte remota del suo territorio raggiunge il massimo di evidenza. Intendo dire di quella stupefacente commistione, o meglio interrelazione, tra mare, terra e montagna che ne fa un paese probabilmente unico e insuperato.
Ci avviamo così alla nostra meta in un ambiente spoglio, aspro, nudo, selvatico, perfettamente adeguato alla missione simbolica di finis terrae più famosa dell'emisfero boreale. Ci arriviamo senza incontrare anima viva, in un silenzio che aggiunge allo spazio una dimensione vagamente inquietante, intonata all'ora e al luogo. Il mio coté razionale mi invita a una riflessione sul concetto del "finis terrae"... |
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Prima di essere pubblicato, dovrà essere approvato dalla redazione.
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