Storie dalla Val Tanaro
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E' un libro che emoziona e commuove, non solo perché fa rivivere il passato di un'epoca ancora a noi vicina già tanto lontana per l'evoluzione che si è verificata in questi anni, ma per la sincerità e semplicità con cui il "maestro scrittore" racconta. Il maestro Romano Nicolino ha scritto da sempre, ha creato favole prima per le sue figlie poi per i suoi nipoti. Ha preparato per loro un bagaglio culturale colmo d'amore. La sua anima la si vede sul suo viso sereno, un papà, un nonno molto speciale. Nicolino racconta in modo obiettivo di chi ha lo sguardo attento a raccogliere con passione le testimonianze della vita vissuta attorno a sé, sentimenti semplici, storie di minuti avvenimenti quotidiani, che con pazienza e diligente lavoro sa restituire il perduto sapore di un tempo, con l'amorevole desiderio che nulla vada dimenticato, è la memoria affettiva della sua Valle.
Indice testualeIl signor Rocca aveva programmato per la giornata l'aratura di un campo dove già aveva provveduto a spargere il letame. Il tempo era minaccioso e doveva eseguire il lavoro prima della pioggia che lo avrebbe poi costretto a rimandarlo di parecchi giorni. Alzatosi all'alba e fatto uscire il bue dalla stalla, si accingeva ad aggiogarlo ma....Cerca di qua, cerca di là, le indispensabili "zuncurè" (strisce di cuoio fissate sulle corna dell'animale ed ancorate con una catena alla punta del timone del carro) che usava abitualmente erano sparite. Non ne aveva altre e volendo assolutamente fare il lavoro, il Rocca le aveva chieste in prestito ad un vicino. Nella mattinata era così riuscito ad arare quel campo e, rientrato a casa, mentre stava liberando il bue dal giogo levandogli anche le "zuncurè", aveva visto, proprio dove sempre le teneva e dove inutilmente le aveva cercate la mattina, le sue. Le aveva subito staccate dal gancio al quale erano appese accorgendosi, con stupore, che erano tutte attorcigliate in modo molto intricato. Le aveva momentaneamente accantonate per andare a restituire quelle che si era fatto imprestare. Tornato a casa, ancor prima di pranzare, aveva con calma cercato di sbrogliarle: tutto inutile, era un groviglio diabolico. Dopo svariati, infruttuosi tentativi, preso dal nervoso aveva cavato di tasca la sua inseparabile "puera" (piccola roncola) riducendo a striscioline quelle "zuncurè" che non servivano più a nulla.Biografia dell'autoreRomano Nicolino insegnate elementare in pensione, nato a Nucetto nel 1938 e residente da 55 anni a Garessio. Appassionato di alpini e di montagna, ha raccolto in un DVD ed in un ospuscolo le testimonianze di sei reduci di Russia fra i quali il cappellano militare don Rinaldo Trappo. Si diletta a scrivere semplici fiabe, prima per le due figlie, poi per i tre nipoti. Scrive anche poesie, che lui preferisce chiamare "pensieri in libertà", in italiano ed anche in garessino misto a nucettese e viceversa. |
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Prima di essere pubblicato, dovrà essere approvato dalla redazione.
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