Uno sguardo oltre la siepe
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Due mondi - quello della narratività pura e sbrigliata delle dodici "storie", e quello dell'evocazione memorialistica volta a delineare i tratti di una privatissima mitologia - sembrano contendersi il campo di questo singolare libro, che è come rifuggisse da qualsiasi tentativo di classificazione. Ma, a ben guardare, proprio una così estrema disparità di spunti ed epifanie è destinata a risolversi in una sostanziale unitarietà di contenuti. Poiché quello "sguardo oltre la siepe" di cui parla il titolo altro non è che l'ideale leit-motiv o "filo rosso" che percorre l'intera opera, qua illuminando, là stemperando, là ancora ribadendo la certezza che ogni "altrove", ogni pur vagheggiato "al di là" che accenda il nostro spirito e la nostra immaginazione, non tanto andranno ricercati "oltre la siepe" o "al di fuori di noi", quanto umilmente ma alacremente perseguiti nelle pieghe del nostro "io" più segreto.
Quarta di copertinaUn bieco individualista, un pino "asociale": così mi considerano. Tutto perchè, invece di confondermi nella fitta schiera dei miei simili, ho preferito questa postazione impervia, isolata. Storie. Il fatto è che da quassù domino. E adesso diranno che, oltre che individualista, ho pure la vocazione del despota. Mi fanno ridere. Tutti lì, ammassati a strusciarsi l'un l'altro per chilometri e chilometri di foresta come un immenso gregge d'idioti, buoni solo a rivangare le loro miserie. E guai se qualcuno rifiuta il generale conformismo. Loro fanno finta di niente, però sotto sotto schiumano di rabbia, e il vento ti porta, insieme all'odore di resina, i loro fremiti d'indignazione. Io mi difendo ignorandoli. E poi, qui, trovo tali e tanti motivi di svago che non mi resta certo più tempo da dedicare alle beghe di famiglia. Pensate: da un versante c'è la strada che si inerpica per mille tornanti fino a me, fino a sfiorare il mio tronco, e subito dopo attacca sull'altro versante la discesa, con nuova pazze giravolte, curve e controcurve, prima di sparire giù giù nel fondo valle.Indice testualeStorieIl lato in ombra delle cose Tu, Georg Friedrich L'ultimo elfo Che ne dice di Herman Broch? Le amiche di nonna Speranza Quattro passi nella memoria e nel disincanto I E poi d'improvviso l'autunno II Ti piace la musica? III Il primo mattino di scuola IV Silent night L'erba cipollina Principessa Racconto INTERLUDIO Quindici righe di felicità MITI Crepuscolo con variazioni Il mito di Torino Biografia dell'autorePier Luigi Berbotto esordisce nel 1985 con il romanzo Concerto rosso, edito da Mondadori e subito balzato in testa alle classifiche di vendita. Replica il successo con il secondo romanzo L'ombra della cattedrale, sempre presso Mondadori.Attivo anche nel campo della saggistica musicale, pubblica presso le edizioni Fogola Il gesto e il sortilegio su arte e mistica della direzione d'orchestra, e Luciano Pavarotti: canto e controcanto (edizioni Quattroventi, Urbino). Sul tema "Langhe" partecipa a un libro antologico insieme ad Arpino, Soldati, Fenoglio, Lagorio, Ceronetti, Mondo, Orengo e altri scrittori, edito da Einaudi sotto il titolo Langhe. Con Camilleri, Albinati, Cordelli, Mastrocola, Camerana, Gorlier, Barberi Squarotti, Spaziani e altri collabora ai libri I silenzi e Pavese e le Langhe, editi da Rubettino. Per la saggistica di viaggio pubblica, sempre a Torino, Le terre della bellezza e dell'oblio, Le mille e una valle e, col fotografo Bruno Murialdo, Effetto Langa. Altre sue pubblicazioni, tutte ambientate in un Piemonte squisitamente doc, sono i romanzi I violini dell'autunno, sul mistero di Mozart a Torino, e Scende la sera nel giardino antico, imperniato sulla vita e l'epoca di Guido Gozzano, oltre alla raccolta di racconti sulla Torino musicale Malvino nella città dei suoni e i testi per il libro d'immagini Torino anche mia (foto di Franco Bussolino).
Un bieco individualista, un pino "asociale": così mi considerano. Tutto perchè, invece di confondermi nella fitta schiera dei miei simili, ho preferito questa postazione impervia, isolata. Storie. Il fatto è che da quassù domino. E adesso diranno che, oltre che individualista, ho pure la vocazione del despota. Mi fanno ridere. Tutti lì, ammassati a strusciarsi l'un l'altro per chilometri e chilometri di foresta come un immenso gregge d'idioti, buoni solo a rivangare le loro miserie. E guai se qualcuno rifiuta il generale conformismo. Loro fanno finta di niente, però sotto sotto schiumano di rabbia, e il vento ti porta, insieme all'odore di resina, i loro fremiti d'indignazione. Io mi difendo ignorandoli. E poi, qui, trovo tali e tanti motivi di svago che non mi resta certo più tempo da dedicare alle beghe di famiglia. Pensate: da un versante c'è la strada che si inerpica per mille tornanti fino a me, fino a sfiorare il mio tronco, e subito dopo attacca sull'altro versante la discesa, con nuova pazze giravolte, curve e controcurve, prima di sparire giù giù nel fondo valle.
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Prima di essere pubblicato, dovrà essere approvato dalla redazione.
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