Lassù...una stella
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La vita del nostro protagonista, un poco come tutte, è un'odissea o, meglio ancora, un'anabasi, un "cammino verso l'alto".
Ritornare a casa dopo la ritirata di Russia è un dono che pochi hanno ricevuto e, nella famiglia di Natale, è toccato non solo a lui, ma anche al fratello Oreste.... Quarta di copertinaIn sella ad una motocicletta, che arrancava nel punto più ripido della salita, completamente ghiacciata, giunse una staffetta. Portava gli ordini del comando generale. Parola d'ordine: inizio della RITIRATA. I nostri superiori, che durante la battaglia del giorno precedente erano rimasti imboscati al sicuro nelle retrovie, mandando gli ordini con soldati-staffetta a noi, che stavamo a pochi metri dal nemico, ora non avrebbero più dato altri ordini. Scappavano come lepri. Il loro unico pensiero era quello di salvare la propria pelle. Ci trovammo, così, soli e sbandati. Nessuno sapeva nè cosa fare, nè dove andare. Cercai di restare lucido. La cosa urgente da fare, prima di fuggire, era togliere l'otturatore al cannone con cui avevo sparato in modo da renderlo inutilizzabile al nemico. Io ed il mio amico Tommaso decidemmo di andare verso OROBINSKI, dove era ubicata la sede del nostro Comando di Compagnia.Strada facendo incontrammo un Ufficiale che sedeva su una slitta trainata da un cavallo. Appresa la nostra volontà diraggiungere il Comando ci disse: "Tornate indietro! Ad OROBINSKI arrivano i russi! Andate esattamente dalla parte opposta". Detto questo ci invitò a salire sulla slitta e ci portò avanti di qualche chilometro. Scendemmo e lo salutammo con le idee molto più chiare: dovevamo andare esattamente dalla parte oppposta, anche se la strada era più lunga era però molto più sicura. Possibile che il mio angelo custode avesse preso le sembianze di un Ufficiale? Di certo quell'incontro, col senno del poi, ci portò sulla giusta strada. Dall'altura dove mi trovavo con il mio compagno di avventura potevamo osservare l'avanzata dell'esercito russo: andava veramente verso OROBINSKI. Noi proseguimmo dalla parte opposta, avevamo fretta di mettere sempre più distanza fra noi e l'orrore appena vissuto. Indice testualePrefazioneLa mia famiglia Il tempo scolastico Villa Bramafarina Parto militare Campi estivi in Liguria 6 settembre 1942, la partenza per il fronte Tappe di avvicinamento al fronte Quote 192 La battaglia Inizia la ritirata Arrivo in Ucraina Cherkassy - Gomel, andata e ritorno Oreste, sei anni al servizio della patria Da Cherkassy a Udine, 13 maggio 1943 Il mio amico Tommaso Il fischio di partenza Tornando indietro nella storia Da Vienna a Tarvisio Da Udine a Saluzzo L'incontro con mio fratello 24 ore di permesso L'incontro con la mia famiglia Il tenente ritrovato Un mese di licenza La visita del gerarca tedesco Trasferimento a Monza La cartolina di precetto I gruppi partigiani per la resistenza Una ragazza di nome Carolina Una mia passione: i funghi 1945, verso la libertà Il mio nuovo mestiere Il ritorno di Pietro IL giorno del matrimonio I miei nipoti e pronipoti Il mio ritorno in Russia Una vita attraverso le immagini Ritorno sul Don, settembre 2011 Biografia dell'autoreRenata Giletta (qui sopra con il papà, il protagonista del libro, sul Don) è nata a Saluzzo il 17 novembre del 1946. E' sposata, ha due figli e tre nipoti. Vive attualmente a Saluzzo con il marito. E' stata parrucchiera per una vita svolgendo con grande passione il suo lavoro. Ama viaggiare, leggere e occuparsi della famiglia e dei nipoti.
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Lassù ..una stella a Saluzzo
Sala degli specchi. Caserma Musso, il 18.04.2017alle ore 18.00, Piazza Montebello, Saluzzo
In sella ad una motocicletta, che arrancava nel punto più ripido della salita, completamente ghiacciata, giunse una staffetta. Portava gli ordini del comando generale. Parola d'ordine: inizio della RITIRATA. I nostri superiori, che durante la battaglia del giorno precedente erano rimasti imboscati al sicuro nelle retrovie, mandando gli ordini con soldati-staffetta a noi, che stavamo a pochi metri dal nemico, ora non avrebbero più dato altri ordini. Scappavano come lepri. Il loro unico pensiero era quello di salvare la propria pelle. Ci trovammo, così, soli e sbandati. Nessuno sapeva nè cosa fare, nè dove andare. Cercai di restare lucido. La cosa urgente da fare, prima di fuggire, era togliere l'otturatore al cannone con cui avevo sparato in modo da renderlo inutilizzabile al nemico. Io ed il mio amico Tommaso decidemmo di andare verso OROBINSKI, dove era ubicata la sede del nostro Comando di Compagnia.
Strada facendo incontrammo un Ufficiale che sedeva su una slitta trainata da un cavallo. Appresa la nostra volontà diraggiungere il Comando ci disse: "Tornate indietro! Ad OROBINSKI arrivano i russi! Andate esattamente dalla parte opposta". Detto questo ci invitò a salire sulla slitta e ci portò avanti di qualche chilometro. Scendemmo e lo salutammo con le idee molto più chiare: dovevamo andare esattamente dalla parte oppposta, anche se la strada era più lunga era però molto più sicura. Possibile che il mio angelo custode avesse preso le sembianze di un Ufficiale? Di certo quell'incontro, col senno del poi, ci portò sulla giusta strada. Dall'altura dove mi trovavo con il mio compagno di avventura potevamo osservare l'avanzata dell'esercito russo: andava veramente verso OROBINSKI. Noi proseguimmo dalla parte opposta, avevamo fretta di mettere sempre più distanza fra noi e l'orrore appena vissuto. |
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