Il delitto Codecà
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La sera del 16 aprile 1952 un sicario uccideva a Torino nell'isolata via Villa della Regina l'ingegner Eleuterio Codecà, uno dei più importanti dirigenti della Fiat.
Per mesi vennero invano cercati i colpevoli finchè, dopo aver brancolato nel buio, i carabinieri accussarono del delitto l'ex partigiano Giuseppe Faletto detto "Briga", già tristemente noto come "Boia della Valsusa". Il 6 marzo 1956, al processo in Corte d'Assise, per il delitto Codecà Faletto venne assolto, sia pure solo per insufficienza di prove e la condanna a vent'anni di reclusione per alcuni omicidi del periodo partigiano. Questo libro racconta una storia nuova che finora nessuno ha voluto raccontare. Quarta di copertinaIl "delitto della collina" fece epoca anche perchè più che un'azione irresponsabile d'una scheggia impazzita dell'estremismo antipadronale, sembrava nascondere pericolose vendette di oscure forze eversive, implicate nei lucrosi traffici commerciali con l'Est Europeo.Inchieste giornalistiche e riservate indagini poliziesche portavano infatti a sospettare che l'uccisione di Codecà fossse in qualche modo conseguenza della fine delle attività di alcune ditte compiacenti che a Torino garantivano lucrosi guadagni in provvigioni al "Partito Comunista Italiano", profitti che erano cessati quando la Fiat aveva smesso di collaborare attivamente con gli uomini di Togliatti. Basata su documenti inediti dell'"Archivio Centrale dello Stato", l'autore non si imita a ripercorrere le tappe della vicenda giudiziaria per la scoperta e la punizione dei colpevoli del delitto Codecà ma scandaglia per la prima volta il mondo torbido ed opaco dei traffici e degli affari fra l'Italia ed "Oltrecortina" nell'immediato dopoguerra ed i remunerativi commerci di contraenti senza scrupoli, perchè i soldi non hanno colore politico. In un mondo violento e senza pietà qualcuno mai scoperto pensò di vendicarsi per la fine d'un equilibrio dando un macabro esempio. Colpendone uno, per ammonire tutti. Indice testualeCapitolo 1Uno sparo nella notte in via Villa della Regina Capitolo 2 Il misterioso delitto Raviola del 1947 Capitolo 3 Una scritta minacciosa alla Fiat Capitolo 4 Lo spionaggio militare dell'Apparato Segreto del P.C.I. Torinese Capitolo 5 La collaborazione del PCI torinese con i vertici della Fiat Capitolo 6 Eugenio Reale ed il PCI controllavano il commercio italiano con l'est Capitolo 7 Gli affari doro dei togliattiani torinesi coi commerci con l'est Capitolo 8 Poco prima del delitto Codecà finiva l'Epoca doro dei commerci dell'est Capitolo 9 I traffici di metalli preziosi con l'est europeo ed il suicidio dell'avvocato Palermo Capitolo 10 L'inchiesta voluta dalla Fiat non scopriva i colpevoli del delitto Codecà Capitolo 11 Improvvisamente la Fiat bloccava l'inchiesta sul delitto Codecà Capitolo 12 un'orchestrata campagna di stampa ipotizzava che il delitto fosse una vendetta dello spionaggio dell'est Capitolo 13 I carabinieri accusavano del delitto Codecà l'ex partigiano "Briga" Capitolo 14 L'arresto dell'ex partigiano Faletto Capitolo 15 Le imprese delittuose del "Boia della Valsusa" Capitolo 16 La condanna del partigiano Burlando Capitolo 17 Faletto veniva assolto per il delitto Codecà ma condannato per gli omicidi da partigiano Capitolo 18 Nel 1963 si racconta a Londra un'altra verità sul delitto di via Villa della Regina Biografia dell'autoreRoberto Gremmo dal 1995 pubblica a Biella la rivista "Storia Ribelle".
Il "delitto della collina" fece epoca anche perchè più che un'azione irresponsabile d'una scheggia impazzita dell'estremismo antipadronale, sembrava nascondere pericolose vendette di oscure forze eversive, implicate nei lucrosi traffici commerciali con l'Est Europeo.
Inchieste giornalistiche e riservate indagini poliziesche portavano infatti a sospettare che l'uccisione di Codecà fossse in qualche modo conseguenza della fine delle attività di alcune ditte compiacenti che a Torino garantivano lucrosi guadagni in provvigioni al "Partito Comunista Italiano", profitti che erano cessati quando la Fiat aveva smesso di collaborare attivamente con gli uomini di Togliatti. Basata su documenti inediti dell'"Archivio Centrale dello Stato", l'autore non si imita a ripercorrere le tappe della vicenda giudiziaria per la scoperta e la punizione dei colpevoli del delitto Codecà ma scandaglia per la prima volta il mondo torbido ed opaco dei traffici e degli affari fra l'Italia ed "Oltrecortina" nell'immediato dopoguerra ed i remunerativi commerci di contraenti senza scrupoli, perchè i soldi non hanno colore politico. In un mondo violento e senza pietà qualcuno mai scoperto pensò di vendicarsi per la fine d'un equilibrio dando un macabro esempio. Colpendone uno, per ammonire tutti. |
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