Lagne, lacrime e conchiglie
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Scrivere: chiari in testa i motivi, i contenuti e le modalità per farlo. Ho sempre apprezzato il bello, il vero, i buoni sentimenti, pur incontrando dentro le intercapedini della vita lagne e lacrime. Ho cercato di capire, nelle diverse situazioni, persone, parole, atteggiamenti. La mia attenzione spesso è andata là, dove l'esprimibile si manifesta ed anche là, dove non si palesa chiaramente. Sono scaturite emozioni, sono emersi stupore e tenerezza, sono sorte domande, esplose paura e si è generato, a volte, dolore, poi di nuovo tenerezza, stupore, attesa, speranza. Ricordo alle elementari la mia maestra: "Dettato" e io, diligente scrivevo al centro della pagina, in attesa di captare le parole, individuare le doppie, le paroline capricciose, con la "i", senza "i". Ecco sto così. La mia anima detta. Io ascolto, seguo il volo dei pensieri, mi rannicchio per accoglierli e gustarli ....per capire, per capirmi.
Nel mio scrivere, entra il mondo degli affetti più cari, con le dinamiche del cuore, le relazioni familiari, nel trascorso di oltre trent'anni. Si intrecciano le introspezioni personali con i vissuti amicali, le incomprensioni con lo sgomento, le non risposte con lo stupore genuino, le fredde chiusure e le empatie più sorprendenti. Quarta di copertinaArrotondando, facendo una media, su per giù ho macinato 2.500.000/2.600.000 colpi di pedale. Si può dire che la mia carriera lvorativa è tutta sopra la cara vecchia bici nera, compagna quotidiana del mio andare e del mio ritornare. Mulo da soma per borse, cartelle e schiscette, di ogni foggia, approntate di fortuna, la sera per corroborare iil fisico sempre più provato dal logorio delle seste ore di docenza e da una masnada a getto continuo di figli, spesso sperduti e alla ricerca di tutto.Terapeutica presenza, la cara vecchia bici nera, in quei pochi minuti del percorso necessario per raggiungere la sede di lavoro è stata compagna fedele e tesimone della mia presenza a scuola ogni giorno. Le ruote hanno i copertoni un poco lisci, ma nell'insieme regge bene. Qualche raggio è arrugginito e la canna nera del telaio presenta in diversi punti la vernice saltata. Ma lode al signor Raffi buonanima, che registrava andatura e freni con doverosa diligenza e grazie tante al signor Francesco che non appensa accennavo a un buco o un rumore o a un inceppamento strano, interveniva direttamente sul posto di lavoro. Prelevava la bici e la portava alla sua sacra fucina, dove ogni guaio veniva risolto e ogni inghippo sciolto. Lì sopra, ogni mattina, pedalando, ho cantato. Indice testualePrefazioneParte prima lagne e lacrime Parte seconda Io scrivo del cuore Biografia dell'autoreNata nel 1956, mi riconosco nelle parole della canzone di Bosè: "Bravi ragazzi siamo noi, tutti poeti noi del 56.." Infanzia e giovinezza felice con quattro amiche, reciproco riferimento di gioia, scoperta e crescita.Percorso formativo ed esperienze educative arricchenti: insegnante per vocazione in Centro professionale, aggiornamenti tecnico educativi, studio e analisi di profili professionali, incarico di tutor di stage per l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, redazione di articoli per la stampa locale dell'attività del Centro. Al contempo, il tutto tuttissimo di una famiglia: un marito con la testa nella musica, due figli zaino e sacco a pelo, nonna al seguito, via vai di parenti e amici in una casa total open con svariati e molteplici motivi per far festa, e uno svolazzio di fogli di filastrocche, e pensieri sospesi. Tra il 2016 e il 2017 nello spazio di 10 mesi il grande cambiamento: i figli escono di casa e io vi rientro a pieno ritmo per aver maturato il diritto alla pensione "camminando sul filo del cielo.... sospesa nel Tempo". E allora ecco che i fogli sospesi vengono raccolti, radunati, riletti. Riemergono da cassetti e cartellette e una magia tutta da gustare ha inizio.
Arrotondando, facendo una media, su per giù ho macinato 2.500.000/2.600.000 colpi di pedale. Si può dire che la mia carriera lvorativa è tutta sopra la cara vecchia bici nera, compagna quotidiana del mio andare e del mio ritornare. Mulo da soma per borse, cartelle e schiscette, di ogni foggia, approntate di fortuna, la sera per corroborare iil fisico sempre più provato dal logorio delle seste ore di docenza e da una masnada a getto continuo di figli, spesso sperduti e alla ricerca di tutto.
Terapeutica presenza, la cara vecchia bici nera, in quei pochi minuti del percorso necessario per raggiungere la sede di lavoro è stata compagna fedele e tesimone della mia presenza a scuola ogni giorno. Le ruote hanno i copertoni un poco lisci, ma nell'insieme regge bene. Qualche raggio è arrugginito e la canna nera del telaio presenta in diversi punti la vernice saltata. Ma lode al signor Raffi buonanima, che registrava andatura e freni con doverosa diligenza e grazie tante al signor Francesco che non appensa accennavo a un buco o un rumore o a un inceppamento strano, interveniva direttamente sul posto di lavoro. Prelevava la bici e la portava alla sua sacra fucina, dove ogni guaio veniva risolto e ogni inghippo sciolto. Lì sopra, ogni mattina, pedalando, ho cantato. |
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Prima di essere pubblicato, dovrà essere approvato dalla redazione.
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