L'alba dei miracoli
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Tornammo a casa con una cinquantina di rose che papà faticava a reggere: da non riuscire a passare per la porta. Fu mentre ci apprestavamo ad attraversare il passaggio a livello, che notai un secondo vagone ferroviario venirci incontro sulla strada, come se avesse le ruote. E le ruote le aveva, ma immobili sul rimorchio su cui era statao caricato, che correva su altre ruote. Di gomma.
Era impressionante, veder correre i vagoni per le vie di Alba, come la nave di Fitzcarraldo in Amazzonia. Soffianti Moby Dick nell'oceano cittadino. E ogni volta che poi ci capitò di passare dalle parti della fabbrica della signora Cillario, ricevemmo sempre un bel mazzo di rose del suo giardino. Quarta di copertinaCrispino, figlio del miracolo economico, vive in una città speciale per visioni e capacità di realizzarle: Alba, in quel Piemonte serio e laborioso del dopoguerra. La frontiera è lo sviluppo industriale, da conquistare come la Luna grazie all'inventiva, al lavoro e alla capacità di guardare lontano con radici al suolo, in barba alle chiacchiere di osteria che favoleggiano di fortune e tesori. Partorito accanto a un piatto d'insalata russa con una levatrice dalla bocca buona, Crispino, scriminatura perfetta e farfallini a elastico, è allergico al calcio, al teatro e all'aritmetica ma ha tre fidanzate a loro insaputa e vuol fare l'astronauta.Con lui la madre, caduta in pentola da bambina, le manone del padre geometra fatte apposta per arginare la piena urbanistica, la sorella maggiore rivelatrice di segreti, l'amico Alex che a nove anni in cortile manovra la 1100 e costruisce barche, la madrina sarda dall'accento di Langa e un parentado variopinto. Attorno, una commedia umana di guardie burlone, commessi innamorati, barbieri chitarristi, maestri partigiani, professori, dottori, morti che eveaporano, eroi, impostori pronti a trasformare acqua in benzina e tartufi in elisir d'amore. Intanto, i vagoni ferroviari sfilano per le strade cittadine a portare il cacao alla fabbrica del cioccolato, la cui titolare regala rose e distribuisce ricchezze. Quando Crispino trova la sua Luna, nel mondo qualcosa s'inceppa. E allora, come dopo la guerra, si riparte. Un romanzo-confessione di un bimbo che diventa ragazzo, scritto col cuore come un diario, per chi ha vissuto gli anni in cui non ci si piangeva addosso. Per chi vuol capire quell'ottimismo per trarne sprone. Per chi guarda la Luna, oggi, come noi, allora. Biografia dell'autoreTeresio Asola, albese di nascita, laureato in Lingue, torinese d'adozione, tre figli. Cinquantacinque anni, trentadue di lavoro in aziende (multinazionali private e partecipate pubbliche).Con L'Alba dei miracoli Asola ritorna alla dimensione memoriale del primo romanzo Volevo vedere l'Africa (2010), dopo il tuffo nella storia risorgimentale e nei mari del secondo All'Orizzonte cantano le cascate (2013). Una nuova ventata di quel vecchio Piemonte serio e laborioso.
Crispino, figlio del miracolo economico, vive in una città speciale per visioni e capacità di realizzarle: Alba, in quel Piemonte serio e laborioso del dopoguerra. La frontiera è lo sviluppo industriale, da conquistare come la Luna grazie all'inventiva, al lavoro e alla capacità di guardare lontano con radici al suolo, in barba alle chiacchiere di osteria che favoleggiano di fortune e tesori. Partorito accanto a un piatto d'insalata russa con una levatrice dalla bocca buona, Crispino, scriminatura perfetta e farfallini a elastico, è allergico al calcio, al teatro e all'aritmetica ma ha tre fidanzate a loro insaputa e vuol fare l'astronauta.
Con lui la madre, caduta in pentola da bambina, le manone del padre geometra fatte apposta per arginare la piena urbanistica, la sorella maggiore rivelatrice di segreti, l'amico Alex che a nove anni in cortile manovra la 1100 e costruisce barche, la madrina sarda dall'accento di Langa e un parentado variopinto. Attorno, una commedia umana di guardie burlone, commessi innamorati, barbieri chitarristi, maestri partigiani, professori, dottori, morti che eveaporano, eroi, impostori pronti a trasformare acqua in benzina e tartufi in elisir d'amore. Intanto, i vagoni ferroviari sfilano per le strade cittadine a portare il cacao alla fabbrica del cioccolato, la cui titolare regala rose e distribuisce ricchezze. Quando Crispino trova la sua Luna, nel mondo qualcosa s'inceppa. E allora, come dopo la guerra, si riparte. Un romanzo-confessione di un bimbo che diventa ragazzo, scritto col cuore come un diario, per chi ha vissuto gli anni in cui non ci si piangeva addosso. Per chi vuol capire quell'ottimismo per trarne sprone. Per chi guarda la Luna, oggi, come noi, allora. |
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