Una storia di alpinismo e di affetti familiari
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- Notizia pubblicata il 28 aprile 2025
Mario Piacenza nacque a Pollone il 21 aprile del 1884, figlio di Felice, industriale tessile biellese, un nome importante nel settore delle filature. La madre, Silvia Bozzalla Pret, sorella di Giuseppe Bozzalla, il famoso pittore della neve, allievo del grande Delleani e nipote di Quintino Sella, apparteneva a una delle maggiori famiglie industriali delle valli orientali del Biellese. La famiglia si completava con i fratelli Guido ed Enzo e la sorella Livia.
Oltre allo stabilimento di Pollone, nel 1911 la famiglia ne aprì un altro a Torino, concepito secondo i criteri più moderni dell’epoca. I due lanifici si specializzarono nella lavorazione di stoffe per abiti femminili e maschili, divenendo un’eccellenza mondiale nel settore. Alla direzione il padre Felice, suo figlio Guido e l’altro figlio Mario, come amministratore delegato di entrambi i lanifici. […]
Mario continuò a seguire il suo percorso di crescita alpinistica, senza mai dimenticarsi di infilare nello zaino la macchina fotografica. Le note disseminate sulla stampa sociale del Club Alpino Italiano raccontano di uno scalatore poco più che ventenne già impegnato a confrontarsi con salite invernali di prestigio nel gruppo del Monte Rosa, proseguendo poi con sfide sempre più ardite. Dotato di ambizione e mezzi, fu pressoché impossibile per lui non confrontarsi con quella che divenne la nuova frontiera dell’alpinismo extraeuropeo.
Oltre allo stabilimento di Pollone, nel 1911 la famiglia ne aprì un altro a Torino, concepito secondo i criteri più moderni dell’epoca. I due lanifici si specializzarono nella lavorazione di stoffe per abiti femminili e maschili, divenendo un’eccellenza mondiale nel settore. Alla direzione il padre Felice, suo figlio Guido e l’altro figlio Mario, come amministratore delegato di entrambi i lanifici. […]
Mario continuò a seguire il suo percorso di crescita alpinistica, senza mai dimenticarsi di infilare nello zaino la macchina fotografica. Le note disseminate sulla stampa sociale del Club Alpino Italiano raccontano di uno scalatore poco più che ventenne già impegnato a confrontarsi con salite invernali di prestigio nel gruppo del Monte Rosa, proseguendo poi con sfide sempre più ardite. Dotato di ambizione e mezzi, fu pressoché impossibile per lui non confrontarsi con quella che divenne la nuova frontiera dell’alpinismo extraeuropeo.