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Come una ruota che gira

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Descrizione

Asti, borgo San Rocco, maggio 1965. L’Italia è nel pieno del boom economico, e anche in questo angolo del Piemonte sono arrivati i meridionali in cerca di lavoro. Molti di loro si stabiliscono nel Casermone, un enorme edificio fatiscente, da tempo abbandonato. Accanto a questo stabile, fin dai primi anni Cinquanta, si trova l’officina di Giaculìn Gamba, meccanico ciclista nato nel 1900 e cresciuto nel mito di Giovanni Gerbi, il leggendario Diavolo Rosso. Proprio nell’officina di Gerbi, Giaculìn aveva mosso i primi passi, subito dopo la Grande Guerra. La sua vita scorre tranquilla, interamente dedicata alla cura delle biciclette, che per lui sono vere e proprie opere d’arte. Al suo fianco c’è la moglie Mentina, un’infermiera d’altri tempi, che lavora con abnegazione in Ospedale ma anche tra la gente del Casermone, dove non si tira mai indietro di fronte a chi ha bisogno.
Mentre Giaculìn segue giorno dopo giorno il Giro d’Italia – di cui ascolta religiosamente la radiocronaca di ogni tappa, fino alla vittoria finale di Vittorio Adorni – nel borgo si intrecciano le storie di una moltitudine di personaggi vivaci e memorabili: un piccolo delinquente, i commercianti del quartiere, le famiglie di immigrati, un commissario di polizia, e soprattutto Salvatore, un simpatico picciotto siciliano che sembra aver ereditato il “fuoco sacro” di Giaculin.
Come una ruota che gira è un romanzo corale, che celebra il valore del lavoro, la forza della solidarietà e la dignità dei singoli. Un libro raro, che racconta l’amore ricambiato: per i propri cari, per la bicicletta, per la vita stessa.

Biografia dell'autore


Franco Testore

Franco Testore è nato a Canelli nel 1953.
Ha lavorato per oltre 40 anni in Ospedale, prima come infermiere, poi come medico oncologo.
Da sempre coltiva la passione per la musica rock e colleziona dischi, dal 2004 racconta la musica con spettacoli multimediali.
Nel 2005 ha deciso di cominciare a raccontare storie, dopo aver ascoltato per molti anni quelle dei suoi pazienti, utilizzando all’inizio per ogni opera uno pseudonimo con le sue stesse iniziali, pensando di introdurre il tema del racconto già con il nome dell’autore.
Sono storie di gente semplice, e il linguaggio è volutamente quello della lingua parlata, come se fossero i personaggi a raccontare sé stessi e il loro senso della vita.
“ZERO ALL’ALBA”, pubblicato nel 2005 come FELICE TRAVAGLIO, racconta con ironia e disincanto la storia di una generazione di giovani arrabbiati di provincia, sospesi in mezzo alle turbolenze politiche dei tempi che cambiano tra il 1968 e il 1977.
“IL BACIALÉ”, pubblicato nel 2011 come FERMO TRALEVIGNE racconta la storia di una piccola comunità della Langa Astigiana negli anni ’60 del Novecento, sospesa tra una vita immutabile da secoli e le novità del tempo, tra cui una serie di matrimoni misti dei giovani contadini langaroli con donne calabresi, combinati dal Maresciallo dei Carabinieri del paese. Il romanzo ha vinto nel 2012 il Premio Letterario Cesare Pavese e il Premio Reis Encrëuse Libro che Cammina.
“IL GIGANTE DELLA BASSA”, pubblicato nel 2020 come FORTUNATO TUTTOBENE, ritrova le radici materne emiliane dell’autore e narra la vita e l’epopea di un contadino della bassa tra Reggio e Modena, con la sua passione per la bicicletta e il suo desiderio di saperla più lunga di chiunque altro, riscrivendo un pezzo della storia del Novecento italiano, vista dalla parte della gente comune che ci si è trovata coinvolta suo malgrado.
“NAPOLEONE IN BICICLETTA” (Araba Fenice, 2023) completa la trilogia dei contadini “con la faccia da tutti i giorni”.
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Come una ruota che gira
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