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I misteri delle langhe

Venti saggi brevi fra enigmi, storia, leggende e letteratura

Descrizione

Le Langhe: coltivate e conosciute da oltre cinquemila anni, oggi percorse da turisti di tutto il mondo, alcuni dei quali conoscono ormai bene i nomi dei paesi e in alcuni casi anche delle singole vigne. Un territorio così fortemente antropizzato può conservare ancora dei misteri degni di questo nome? Parrebbe di no, almeno a percorrere in auto le sue belle strade tortuose fra vigneti e noccioleti perfettamente coltivati. Ma bisogna prendersi il tempo di percorrerle a piedi, di guardare negli angoli più reconditi, di porsi delle domande, per scoprire che le Langhe non si rivelano mai facilmente né interamente, e conservano, sì, un fascino a volte misterioso. A partire dal nome: le spiegazioni proposte fino ad oggi non sono convincenti. Parola di origine celtica? Forse. O germanica? Se la radice è “land” allora ha senso la definizione di “deserta Langarum” cioè di terre desolate che troviamo nell’editto di Ottone I nell’anno 962. Altrimenti il “lang” sempre germanico si collegherebbe alla definizione di “lunghe colline” come effettivamente appaiono nel loro sviluppo allungato.

Sul vino Barolo sono stati scritti decine di volumi e centinaia di articoli. Molti hanno cercato di tracciarne le origini e la storia ma in assenza di documentazione certa, quasi tutti si sono accontentati di poche informazioni passate da una pubblicazione all’altra, senza controllo e quindi, in molti casi, hanno dato per buone informazioni false. A questo punto, dobbiamo dire non solo che sappiamo pochissimo sull’origine del Barolo, ma che è meglio dubitare anche di quel poco che sappiamo. Ecco due esempi. Quasi tutti gli autori concordano nel sostenere che fino all’inizio del ‘800 il Barolo fosse un vino dolce. Quale prova portano a sostegno di questa bizzarra credenza? Una mal interpretata citazione di Thomas Jefferson (futuro presidente degli Stati Uniti) che viaggiò in Piemonte nel 1787 e giunto a Torino assaggiò un vino rosso di Nebiolo che così descrive: “quasi amabile come il morbido Madeira, secco al palato come il Bordeaux e vivace come lo champagne”. Aromatico e frizzante, ma non dolce. In realtà, non esiste alcuna citazione che faccia riferimento ad un Barolo dolce. Semmai esistono riferimenti al Nebbiolo dolce, ma vinificato così per scelta, come quello che Louis Oudart presentò all’Esposizione Internazionale di Londra nel 1863: un Nebiolo dolce e persino un Nebiolo bianco.
 




Biografia dell'autore


Maurizio Rosso

Maurizio Rosso è nato ad Alba nel 1963. Ha studiato Lingue e Letterature Straniere all'Università di Venezia Cà Foscari e Letteratura Angloamericana alla University of California Santa Cruz.
Vive ad Alba e lavora a Castiglione Falletto, nell'azienda vinicola della sua famiglia.
E'giornalista pubblicista dal 1985.
Ha pubblicato il saggio Piemontesi nel Far-west. Studi e testimonianze sulla emigrazione piemontese in California (Gribaudo, Cavallermaggiore 1990) e Barolo: Personaggi e mito (Omega, Torino 2000).
Nel 2006 ha pubblicato L'amante di Socrate (Araba Fenice), romanzo ambientato nell'Antica Grecia.
La prima edizione de Il castello dei Catari, pubblicato nel 1996, vinse il Premio del Presidente del "Cesare Pavese" nel 1997 a Santo Stefano Belbo.


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