Descrizione
Il gusto del trifoglio è un romanzo di formazione. Di un ragazzo e del suo bue, Biancon. Sulle colline del monregalese la vicenda, narrata a due voci, di un'infanzia del dopoguerra quando, ancora per poco, nelle cascine una presenza fondamentale, quasi familiare, era quella del bestiame: per il latte, per il trasporto, per il lavoro. E solo alla fine, ma con gran tristezza, diventava bistecca.
Il romanzo è davvero un canto della fine di un'epoca, prima del trattore e prima dell'abbandono delle campagne per un più sicuro lavoro nella città. Il bue Biancon è testimone e protagonista di questo mondo, e attraverso i suoi pensieri, spesso molto più saggi di quelli umani, il lettore può scoprire che tutto quell'ammasso di carne castrata, placida e ruminante, celava una straordinaria intelligenza.
Mi capita spesso di meditare sulle insolite abitudini dei bipedi umani. Sono strani nel mangiare e nel bere: non apprezzano i doni della natura come il fieno, che pure è così croccante e saporito, non brucano l'erba fresca di rugiada senza prima averla sporcata con una polverina bianca o con liquidi gialli e rossi, non gradiscono neppure il delizioso trifoglio dai morbidi fiori vermigli, mia proibita passione. In compenso, dopo aver ingurgitato intrugli che a me strapperebbero muggiti di dolore, ci bevono sopra, invece dell'acqua chiara dolce e fresca del pozzo, certi liquidi colorati di cui talvolta ho annusato con lieve turbamento l'afrore acuto ...e di cui una volta - voglio raccontarvelo - ho provato l'alieno, ma pure eccitante e, in quel frangente almeno, miracoloso sapore.