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Il Settimino di Incisa

Descrizione

Un viaggio nel tempo e negli spazi culturali tra le genti delle valli Belbo e Tiglione. Antonio Cacciabue, settimino, guaritore, taumaturgo. Attorno al quale ruotano molti personaggi: contadini, pastori, viticoltori, artigiani, casalinghe che non hannno singolarmente costruito e scritto la storia del luogo, ma sono loro che ne hanno determinato la direzione; sono dei "miracolati", dei sopravvissuti grazie alle parole e ai gesti del nostro guaritore. Altri non sono stati personalmente guariti o beneficiati, ma hanno assistito ai "miracoli" altri ancora ne hanno sentito parlare, di voce in voce, di valle in valle sino a edificarne un'immagine locale imperitura. 
Attraverso un linguaggio semplice e diretto, Enrico Vigna ci conduce alla conoscenza del settimino in cui intravediamo, come peraltro nell'autore, analoghi attributi di essenzialità e di energica schiettezza.
Emerge in particolare dalla lettura, uno spaccato culturale del luogo dell'azione. La cultura è la risultante di manifestazioni materiali e non materiali che derivano da bisogni biologici e psichici; entrambi questi bisogni sono espressioni di particolari ambienti fisici e socioculturali. E la geografia dell'Italia, particolarmente del territorio in questione, rappresenta un terreno d'elezione, purtroppo poco percorso, per indagini antropologiche nell'accezione più ampia di questo termine. La frammentazione del territorio suggerisce negli abitanti peculiari visioni del mondo, del corpo, della salute e della malattia.
Saggezza popolare, superstizioni, credenze,  realtà contadine emergono da un rumore di fondo, da un metabolismo culturale rurale nascosto ma riaffiorano e riappaiono attraverso, e grazie, allo scritto di Vigna.

Enrico Vigna nasce a Cortiglione (AT) nel 1950. Vive ad Alessandria dove conduce ricerche di antropologia culturale ed economia relative al mondo rurale del basso Piemonte, dedicando altresì particolare attenzione al recupero delle tradizioni popolari. In quest'opera, come in altre precedenti, Vigna, cerca di trasmettere la cultura di un popolo silenzioso alla realtà esterna, quella urbanizzata e cittadina, tanto lontanta dalla "sua" gente. 

Ha pubblicato:
Il sentiero sulle colline; Il bosco incantato; Al tramonto della vita; Principali tartufi della Provincia di Alessandria; La società rurale e i suoi protagonisti; TRIFULAU E TARTUFI, Aspetti antropologici delle economia rurale tra Langhe e Monferrato; Proprietà etnofarmacologiche dei tartufi, in "Anthropos e Iatria" n. 1 - 2001; Accettare e assistere la vecchiaia, in "Anthropos e Iatria" n. 2 - 2001; La medicina popolare e i miracoli del Settimino di Incisa. 

Quarta di copertina

L'ultimo saggio di Marc Bloch, uno dei più grandi storici del secolo scorso, inizia con la frase di un bambini: "Papà, puoi spiegarmi a cosa serve la storia?"
Bloch proca a rispondere a questa domanda semplice e diretta, non in modo speculativo o contemplativo, ma "nel modo in cui lo farebbe un artigiano".
Enrico Vigna, con la sua opera sembra avere voluto in qualche modo ricalcare l'insegnamento e le orme del grande maestro francese. A Vigna non interessano tanto astratte e pedanti metodologie, quanto informare su uno spaccato di storia piemontese, o meglio astigiana, facendo risaltare la vita e gli straordinari fatti di cui si è reso protagonista, suo malgrado, Antonio Cacciabue, un umile contadino di Incisa, vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento.
Il punto di partenza delle sue ricerche è quello, diventato ormai classico in questo genere di studi, cioè interviste ai testimoni dei fatti narrati ed esplorazione degli archivi locali. Percorrendo strade sinora poco battute, ha gettato uno sgurado attento agli archivi provinciali, sia quelli parrocchiali o comunque ecclesiastici, sia a quelli militari e scolastici, avvalendosi soprattutto, come mezzo d'elezione per le sue ricerche, delle fonti orali. 
Enrico Vigna con scrupoloso puntiglio di ricercatore, controllandone fin dov'era possibile la veridicità, ha sollecitato interviste a chi ha assistito direttamente o indirettamente ai prodigiosi fatti di cui gli intervistati sono stati testimoni. Queste testimonianze sono state inquadrate, con costanti riferimenti all'universo culturale e alla mentalità esistente al tempo di Antonio Cacciabue: un mondo povero, in cui l'esistenza era difficile, popolato da presenze quasi fantasmatiche, costellato da fatti irreali nella loro stupefacente inspiegabilità, facendo risaltare a tutto tondo la figura di un uomo buono, capace di sposare il cielo con la terra. E in ciò risiede la bellezza del libro, la sua specificità: nell'essere riuscito a intrecciare discipline storiche con discipline etnoantropologiche, senza tentare di ridurre o, all'opposto, esaltare la credulità, l'ignoranza o l'arretratezza del popolo astigiano del primo Novecento.


Indice testuale

Prefazioni
La realtà socio-economica nel mondo rurale del Primo Novecento in Piemonte
Il personaggio
Testimonianze, aneddoti e memoriali raccolti fra la gente delle Valli Belbo e Tiglione e sulle colline limitrofe
Conclusione
Nuove testimonianze
Decreti vescovili 
Epilogo
Bibliografia
Allegati 
Rassegna stampa


Sezzadio anno 1928 papà Pietro "Pierino" Tasca era nato a dicembre 1927 e tettava ancora al seno di mamma Erminia Gandino quando una lista di pesce si conficcò in gola e non volle più tettare. Dopo il parere negativo del dottore nonno si affrettò alla volta del Settimino Tunen sapendo che il figlio stava deperendo. Arrivato in bicicletta nella vigna da Tunen il nonno spiegò il fatto ed il settimino si rivolse a lui dicendogli di dire 3 Paternoster a San Biagio a Castelnuovo Belbo e poi di tornare a casa che suo figlio stava già prendendo il latte! grazie a Tunen e grazie a San Biagio protettore della gola!

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