Descrizione
Un viaggio nel tempo e negli spazi culturali tra le genti delle valli Belbo e Tiglione. Antonio Cacciabue, settimino, guaritore, taumaturgo. Attorno al quale ruotano molti personaggi: contadini, pastori, viticoltori, artigiani, casalinghe che non hannno singolarmente costruito e scritto la storia del luogo, ma sono loro che ne hanno determinato la direzione; sono dei "miracolati", dei sopravvissuti grazie alle parole e ai gesti del nostro guaritore. Altri non sono stati personalmente guariti o beneficiati, ma hanno assistito ai "miracoli" altri ancora ne hanno sentito parlare, di voce in voce, di valle in valle sino a edificarne un'immagine locale imperitura.
Attraverso un linguaggio semplice e diretto, Enrico Vigna ci conduce alla conoscenza del settimino in cui intravediamo, come peraltro nell'autore, analoghi attributi di essenzialità e di energica schiettezza.
Emerge in particolare dalla lettura, uno spaccato culturale del luogo dell'azione. La cultura è la risultante di manifestazioni materiali e non materiali che derivano da bisogni biologici e psichici; entrambi questi bisogni sono espressioni di particolari ambienti fisici e socioculturali. E la geografia dell'Italia, particolarmente del territorio in questione, rappresenta un terreno d'elezione, purtroppo poco percorso, per indagini antropologiche nell'accezione più ampia di questo termine. La frammentazione del territorio suggerisce negli abitanti peculiari visioni del mondo, del corpo, della salute e della malattia.
Saggezza popolare, superstizioni, credenze, realtà contadine emergono da un rumore di fondo, da un metabolismo culturale rurale nascosto ma riaffiorano e riappaiono attraverso, e grazie, allo scritto di Vigna.
Attraverso un linguaggio semplice e diretto, Enrico Vigna ci conduce alla conoscenza del settimino in cui intravediamo, come peraltro nell'autore, analoghi attributi di essenzialità e di energica schiettezza.
Emerge in particolare dalla lettura, uno spaccato culturale del luogo dell'azione. La cultura è la risultante di manifestazioni materiali e non materiali che derivano da bisogni biologici e psichici; entrambi questi bisogni sono espressioni di particolari ambienti fisici e socioculturali. E la geografia dell'Italia, particolarmente del territorio in questione, rappresenta un terreno d'elezione, purtroppo poco percorso, per indagini antropologiche nell'accezione più ampia di questo termine. La frammentazione del territorio suggerisce negli abitanti peculiari visioni del mondo, del corpo, della salute e della malattia.
Saggezza popolare, superstizioni, credenze, realtà contadine emergono da un rumore di fondo, da un metabolismo culturale rurale nascosto ma riaffiorano e riappaiono attraverso, e grazie, allo scritto di Vigna.