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Un lager ai piedi dei Carpazi

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Descrizione

A lungo, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, la drammatica vicenda degli internati militari italiani, catturati dai tedeschi dopo l'8 settembre 1943, è rimasta sottotraccia, incompresa e trascurata non solo dalla coscienza collettiva e nella narrazione dell'immagine del paese uscito dal conflitto, ma anche dalla storiografia resistenziale. L'autrice,utilizzando in modo esemplare fonti italiane e polacche, del tutto inedite, ricostruisce accuratamente le vicende dello Stalag 327 a Przemysl, dove furono rinchiusi alcune migliaia di internati militari italiani. Coloro che rifiutarono di continuare la guerra a fianco dei nazisti e nella Repubblica di Salò pagarono un alto prezzo: oltre quarantamila di essi non sono tornati, morti per le condizioni delle prigioni, fame, freddo, malattie, esecuzioni.
Victoria Musiolek-Romano (Poznan, Polonia, 1985) è laureata in Traduzione all'Università di Torino. Dal 2012 traduttrice e mediatrice culturale presso il Consolato Onorario della Repubblica di Polonia in Torino. Studiosa della Seconda Guerra Mondiale e, nello specifico delle condizioni estreme vissute dai prigionieri nei campi di concentramento e dagli internati militari italiani nei campi di prigionia nazisti. Co-curatrie dell'edizione del diario di un internato militare Ferrruccio Francesco Frisone, Binario morto. Diario di un pittore internato a Semlin, Versen e Fullen, Araba Fenice, Cuneo, 2015. Traduttrice dall'italiano al polacco del Catalogo della mostra realizzata da Krystyna Jaworska, Da prigionieri a uomini liberi. L'Armata Polacca in Italia (1918-1919), GrafArt, Torino 2018.

Quarta di copertina

"I vagoni si aprirono e la massa di internati si riversò sull'antico scalo merci, progettato assieme alla stazione ferroviaria all'epoca del massimo splendore di quella piccola, ma importante un tempo, città galiziana. la sua architettura li accolse benevolmente con le case e gli edifici simili a quelli delle cittadine di provincia italiane. Allora la temperatura era mite e non preannunciava ancora i rigidi inverni polacchi, così temuti dagli italiani non abituati a quel gelo, che per di più vestivano ancora le divise estive. Essi provenivano da quasi tutti i fronti di guerra, soprattutto dalla Jugoslavia, dall'Albania e dalla stessa madrepatria".

Indice testuale

Prefazioni

Claudio Castello, Sindaco di Chivasso

Ulrico Leiss de Leimburg, Console Onorario della Repubblica di Polonia in Torino

Luciano Boccalatte, Direttore dell'Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea "Giorgio Agosti"

Ringraziamenti

Lo Stalag 327

Cavalli 8, uomini 40: viaggio e arrivo a Przemysl

La propaganda e le ragioni di una scelta: il doppio volto dello Stalag 327

Più che un "No!":
la resistenza dietro i reticolati di Przemysl

"Italianski! Polski!":
i rapporti con i polacchi e il soccorso da loro prestato

"Cara mamma": lettere alle famiglie lontane

La fame "nera", il mercato nero

Malattia e morte

La liberazione mancata

L'indagine degli anni Sessanta: il caso di Nehrybka e Pikulice

Storia di un monumento

Bibliografia

Appendice fotografica


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Un lager ai piedi dei Carpazi
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